
OZZY OSBOURNE – “Patient Number 9”
• (2022 – Epic Records) •
Spiace ammetterlo ma negli ultimi anni il nostro caro vecchio “Madman” è diventato davvero una sorta di “Paziente”; e non intendo il paziente numero 9 recluso in una casa psichiatrica di cui parla la title-track del suo album, ma un vero e proprio paziente d’ospedale e d’infermeria che ultimamente non ha fatto altro che uscire e rientrare da operazioni molto delicate che per anni ormai lo hanno costretto lontano dalla scena live.
Eppure nonostante la via verso la totale guarigione fisica sia ancora lontana dato le sue attuali condizioni ulteriormente prostrate dal parkinson e da una vita di eccessi che sembra stia iniziando davvero a scontare, almeno musicalmente, Ozzy, con questo nuovo lavoro ha trovato una sorta di redenzione dopo lo scarso “Ordinary Man” di appena due anni fa.
La voglia di ritornare così presto sulla scena discografica (non è mai successo che Ozzy pubblicasse due lavori nello spazio di due anni addirittura dagli anni 80’) è la risultante di una serie di fattori tra cui la pandemia e l’impossibilità dell’ex- vocalist dei Black Sabbath di suonare dal vivo, ma anche probabilmente, da una forte voglia da parte dello stesso Ozzy di tornare con un disco degno del suo nome.
E stavolta il buon “Madman” ha fatto le cosa davvero in grande chiamando un cast di musicisti stellari che sono corsi al suo capezzale senza esitazione e senza eccezioni a partire da nomi del calibro di Jeff Beck (The Yardbirds, Wishbone Ash e altri..), Zakk Wylde (Black Label Society), Eric Clapton, Tony Iommi (Black Sabbath), Chad Smith (Red Hot Chili Peppers), Robert Trujillo (Metallica), Duff McKegan (Guns N’ Roses), Taylor Hawkins (ex- Foo Fighters) e la lista continua!
La produzione di questo disco è stata affidata ad Andrew Watt ma in generale il processo compositivo si avvicina più ai meccanismi che avvengono nel Pop più mainstream rispetto a quelli del Rock e del Metal a cui siamo abituati; il disco infatti si è avvalso di molteplici songwriters diversi, spesso anche esterni al disco, ospiti, produttori e la voce di Ozzy è stra-zeppa di Auto-tune per cercare di rendere l’evidente fatica e il peso degli anni che ormai sono evidentissimi anche dal punto di vista vocale leggermente meno evidenti, finendo per rendere il suono della sua voce però, più artificiosa e robotica.
Ma questo alla fine è un male minore dato che ai fan basterà il solo sentire la voce di Ozzy per illuminarli con un’enorme sorriso sulla faccia, pazienza se il loro beniamino sia lontano dalla sua forma migliore perché stavolta, al contrario che su “Ordinary Man” le canzoni ci sono eccome!
“Patient Number 9”, per esempio, che apre l’album risulta essere un gran pezzo se siamo disposti ad analizzare unicamente la versione finita su disco e non quella malamente tagliata del videoclip; si tratta di un pezzo dal ritornello catchy ma allo stesso tempo risulta avventurosa, a tratti oscura, ricordandomi in parte la title-track di “No More Tears” come approccio e sonorità.
Seguono le più immediate “Immortal” e “Parasite” due pezzi più diretti e allo stesso tempo dal sound moderno conditi dall’apporto chitarristico di Mike McCready (Pearl Jam) nel primo caso e Zakk Wylde nel secondo ( ma non ci scordiamo del contributo da parte di musicisti come Robert Truillo, Duff McKagan, Chad Smith e il compianto Taylor Hawkings).
“No Escape From Now” è un’altra buona composizione che prende vita nella seconda metà del pezzo che si tramuta da un mid-tempo abbastanza canonico ad un pezzo dal sound estremamente Black Sabbath. D’altronde con Tony Iommi alla chitarra non potevamo aspettarci altro, ma quel riff sabbathiano che scatta improvvisamente, heavy ma frizzante allo stesso tempo davvero si avvicina a qualcosa come “Into The Void” dal capolavoro “Master Of Reality” almeno a livello di stile.
Ancora echi Sabbathiani nell’altro brano con Tony Iommi “Degradation Rules”, stavolta per la presenza di un’ armonica ad inizio e a fine pezzo suonata da Ozzy che tanto strizza l’occhio al classico “The Wizard”. Interessante anche la semi-ballad blueseggiante scritta assieme a Eric Clapton “One Of Those Days” mentre il successivo pezzo con Jeff Beck “A Thousand Shades” segue la medesima vena malinconica della precedente traccia, per un disco pregno di queste sonorità più dark che probabilmente hanno ricalcato in qualche modo lo stato d’animo di Ozzy durante la scrittura dei brani di questo album.
Le orchestrazioni su questa tipologia di brani appoggiano in maniera egregia le composizioni e aggiungono un layer in più ai pezzi come accade in “Mr. Darkness”, in cui Ozzy sembra parlare con i suoi demoni in persona, quasi come se fosse una conversazione uno ad uno.
La cosa spettacolare di questo ultimo brano menzionato però è sicuramente il buon Zakk Wylde, che si rende protagonista di un assolo tipico del suo repertorio e di grande classe; un’esplosione infinita di shredding virtuoso allo stato puro che renderà feilce tutti i fan più accaniti dello strumento. D’altronde questo album con tutti questi grandi chitarristi provenienti da generi differenti offre davvero una garanzia di varietà ed è sicuramente questo uno dei punti a favore di questo ultimo platter di Ozzy.
“Nothing Feels Right” è l’ennesimo pezzo con il tocco di Zakk Wylde che parte in maniera malinconica e introspettiva e che poi sfocia in grandi virtuosismi da parte del chitarrista mentre “God Only Knows” è una semi-ballad dalle tinte dark molto malinconica in cui il buon Ozzy riflette sulla sua vita negli ultimi anni e di quanto il suo futuro sia incerto date le sue condizioni fisiche al momento precarie: nel testo si affida a Dio, l’unico a suo giudizio che può conoscere la sua sorte e nella sua mente c’è l’augurio di andarsene bruciando e non di dissolversi lentamente – “God only knows what’s going on, my life has become the saddest song, better to burn in hell than fade away…”.
Un pezzo veramente toccante che ho apprezzato molto, oltre al fatto che questo brano risulti essere l’unica vera ballad dell’album. Il disco si chiude con “Darkside Blues”, una sorta di outro piuttosto inutile che Ozzy pare avesse canticchiato per anni in continuazione, tanto da sfinire il figlio Jack che a una certa gli ha suggerito di inciderla augurandosi che quello sarebbe stato il modo per far togliere al padre quella melodia dalla testa definitivamente!
In conclusione “Patient Number 9” rappresenta davvero un ritorno musicalmente molto felice per il Madman che probabilmente ci regala il suo miglior album dai tempi di “Down To Earth” o “Ozzmosis”. Il merito è anche in parte dato dall’incredibile cast di musicisti coinvolti nella scrittura di questo disco che in se potrebbe essere già un motivo di interesse per ascoltare il lavoro.
Aggiungiamo anche la varietà e la ricchezza compositiva del platter, tenendo conto anche del buon songwriting che troveremo dall’inizio alla fine senza particolari cali ed ecco che questo “Patient Number 9” pur non contenendo forse un vero e proprio potenziale futuro “super-classico” da aggiungere al repertorio del cantante britannico continua a convincere ascolto dopo ascolto.
Questo nonostante la prova vocale di Ozzy che sicuramente non è esaltante e riflette le sue attuale condizioni di salute non proprio ottimali. Ma credo che questo aspetto era da mettere in preventivo e sono sicuro che in attesa di rivederlo live questo album ci terrà in buona compagnia per molto tempo.
VOTO: 7/10
TRACKLIST:
- Patient Number 9
- Immortal
- Parasite
- No Escape From Now
- One Of Those Days
- A Thousand Shades
- Mr. Darkness
- Nothing Feels Right
- Evil Shuffle
- Degradation Rules
- Dead And Gone
- God Only Knows
- Darkside Blues
Ozzy Osbourne line up:
- Ozzy Osbourne – Vocals
- Jeff Beck– Guitars
- Zakk Wylde – Guitars
- Mike McCready – Guitars
- Eric Clapton – Guitars
- Tony Iommy– Guitars
- Andrew Watt– Guitars/Keyboards
- Robert Trujillo – Bass
- Duff McKagan – Bass
- Chad Smith – Drums
- Taylor Hawkings – Drums