MEGADETH: Return to hangar!

MEGADETH – “The Sick, The Dying… And The Dead!”
• (2022 – Tradecraft/ Universal) •

Sono stati anni molto difficili questi ultimi in casa Megadeth. L’abbandono di David Ellefson non proprio in termini amichevoli, la pandemia, ma soprattutto la malattia di Dave Mustaine.

Eppure a sei anni di distanza dall’acclamatissimo “Dystopia” i Megadeth sono tornati, hanno superato la tempesta e sono qui a presentarci il nuovo disco “The Sick, The Dying… And The Dead!”, un lavoro pregno di incredibile talento se consideriamo solamente i musicisti coinvolti.

Oltre Dave Mustaine difatti, abbiamo KiKo Loureiro alla chitarra e nient’altro che Steve DiGiorgio al basso, che nonostante non sia ufficialmente un membro della band, ha preso parte nella scrittura del suddetto disco probabilmente prendendo spunto da alcune idee lasciate sul tavolo da Ellefson prima della sua dipartita dalla band. A completare la line-up, Dirk Verbeuren alla batteria.

Questo nuovo disco continua sulla scia musicale di quanto abbiamo trovato in “Dystopia”, con
il suo thrash metal aggressivo ma allo stresso tempo pregno di tecnicismi e cambi di tempo, senza
dimenticarsi di quel lato più cinematografico e distopico che ormai i Megadeth ci hanno abituato sin
dall’ultimo lavoro.

The Sick, The Dying… And The Dead!” è un disco oscuro e minaccioso a tratti, ma sa anche essere melodico e catchy in altri, offrendoci uno spettro musicale più ampio rispetto a quello presentato dai primi tre singoli proposti dalla band, tutti e tre estremamente aggressivi in pieno stile thrash.

Eppure va detto che “Night Stalkers” risulta essere un brano davvero interessante per come è stato
strutturato; una bordata thrash che improvvisamente si placa per far spazio ad una breve sezione rappata
da parte dell’artista hip-hop Ice- T.

Un esperimento che sinceramente mi è nuovo nei Megadeth e che funziona anche perché il pezzo non si dilunga troppo sulla strofa narrata ma ben presto cambia pelle nuovamente con un intermezzo quasi sinfonico che viene poi spiazzato da una linea di basso estremamente groovy prima che il pezzo si cimenti a capofitto nuovamente in un thrash metal debordante! Il tutto all’interno di un contesto poliziesco/distopico con effetti sonori e rumori di elicotteri in lontananza.

Davvero niente male! “We’ll Be Back” è un pezzo ancora una volta tipicamente thrash metal senza troppe
sorprese ma fa il suo dovere e trovo che offrirà del puro godimento a tutti gli appassionati del virtuosismo chitarristico, mentre l’ultimo singolo estratto per presentare l’album “Soldier On!” offre una vena più melodica specialmente nel ritornello rimanendo comunque un pezzo ad alta energia.

Come detto però, c’è molto altro oltre lo spettro sonoro che abbiamo analizzato sin ora. Sia chiaro, non aspettatevi ballad in stile “A Tout Le Mond” in questo lavoro perché non le troverete e lo stesso Megadave ha più volte ribadito che dopo il flop di “Super Collider” i Megadeth non proveranno mai più a cimentarsi nello scrivere materiale più “commerciale”.

E difatti questo album come il precedente “Dystopia” ci offre del thrash metal duro e puro, ma allo stesso tempo sa essere complesso, dinamico e soprattutto ci offre soluzioni sonore oltre che delle atmosfere sempre diverse, rendendo questo disco più vicino ad un album come “The System Has Failed” piuttosto che ad altri come “Peace Sells…” o “Countdown To Extinction”.

L’opener che prende il nome dal disco ne è il chiaro esempio; un pezzo essenzialmente heavy metal che parla della peste nera del 1300 (da qui il titolo della canzone e del disco), che al suo interno offre una sorta di break atmosferico con Dave che intona in chiave molto “creepy” una cantilena per bambini (la stessa poi che i Korn hanno usato nella loro celebre “Shoots And Ladders” del 1994).

Un pezzo assolutamente trascinante grazie ai suoi riff dallo stampo molto heavy metal ed i suoi continui cambi di tempo, oltre che uno scorcio interessante sull’Europa martoriata dalla peste del 1300. “Life In Hell” è un pezzo più aggressivo ed “in your face” che mi ricorda in un certo senso “Headcrusher” dall’album “Endgame” del 2009 per quanto sia travolgente, anche se c’è da dire che anche qui troviamo un intermezzo con tanto di “spoken word” da parte di Dave che dona quell’atmosfera minacciosa e plumbea al pezzo. Una travolgente sezione di assoli di chitarra inoltre farà la gioia di tutti i fan di Kiko e Dave.

“Dogs Of Chernobyl” è sicuramente uno dei miei pezzi preferiti dell’album sia dal punto di vista lirico che da quello musicale. Per quanto riguarda il testo i “cani di Chernobyl” vengono usati come metafora per una situazione sentimentale/umana che ha vissuto il buon Megadave. Dopo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986 gli abitanti vennero ovviamente evacuati lasciando in quei luoghi dilaniati dalle radiazioni solamente dei cani che ben presto rimasero gli unici abitanti in quelle zone.

Gli stessi che, purtroppo, per la maggior parte furono destinati a morire per via delle intense radiazioni
scaturite dalla centrale. Dave Mustaine in questo pezzo si sente come uno dei quelle povere bestiole,
accusando la persona verso cui è stato scritto il testo di averlo abbandonato come un “cane di Chernoby”
(“you vanished and left me behind like one of the dogs of Chernobyl”).

Il pezzo inizia in maniera molto sinistra, con una chitarra acustica e delle voci di bambini in sottofondo mentre una voce in russo (almeno presumo dato che l’Ucraina nel 1986 si trovava ancora sotto l’Unione Sovietica ) sembra avvertire del disastro avvenuto. Il pezzo offre delle bellissime melodie acustiche contrapposte ai dei riff più pesanti ed elettrici per poi sfociare in un brano tutto sommato abbastanza catchy e accessibile mentre Dave racconta la vicenda della centrale nucleare prima di spostarsi sulle sue questioni personali.

Il ritmo nella seconda parte del pezzo accelera improvvisamente offrendoci un finale al cardiopalma e in pieno stile Megadeth per un pezzo che davvero farà faville live! “Sacrifice” è un altro buon pezzo, roccioso e con una forte componente narrativa che sembra protrarsi in meandri che più hanno a che fare col fantasy tra Re, Stregoni e altri misteri.

Questo è un brano che ha una certa attitudine melodica pur mantenendo un approccio tipicamente heavy metal e che potrebbe essersi benissimo trovato in un disco come “The World Needs A Hero”, un disco che all’epoca combinava le due anime della band in maniera equilibrata.

Purtroppo per i prossimi pezzi il disco ha un leggero calo di qualità a partire da “Junkie”, un pezzo più auto-ironico e frizzante alla “Public Enemy Number 1” (singolo cardine di “Thirteen”, disco diqualche anno fa) in cui Dave si mette letteralmente nei panni di un drogato con tutte le sue manie e abitudini.

Piacevole e immediato ma sicuramente un brano minore se consideriamo la totalità della tracklist. “Psychopathy” è un intro parlato da parte di Dave che introduce il tema della “Psicopatia” e si congiunge a “Killing Time”, probabilmente il pezzo complessivamente meno riuscito del disco.

Nulla di realmente interessante da segnalare in questo pezzo se non il solito break acustico anche stavolta molto ben riuscito e che riesce a spezzare l’atmosfera della canzone. Pregevoli anche gli assoli sul finale ma per il resto c’è poco da salvare.

“Célebutante” si prende gioco delle star e della loro continua necessità di stare sempre sotto i riflettori.
Anche qui, ascoltabile ma di certo non grido al miracolo. Interessanti gli echi a “Cryptic Writings” in alcune sezioni di questo brano.

Decisamente più interessante “Mission To Mars”, un pezzo che ci porta all’interno di una missione spaziale andata storta ed anche qui si tratta di un brano molto descrittivo con una forte componente narrativa che ci porterà per mano all’interno di questa avventura.

Quell’ “I wanna wanna” nella prima strofa di Dave suona un sacco Ozzy, per un frontman che davvero in questo disco non sembra avere una voce affaticata o stanca ma che anzi, prova ad offrire un range di stili vocali piuttosto vario rimanendo comunque sempre ampiamente riconoscibile. “Mission To Mars” è un pezzo energetico e melodico allo stesso tempo con uno dei ritornelli più “catchy” dell’intero platter.

Davvero un pezzo molto divertente da ascoltare in cui non mancano effetti sonori e quant’altro per offrire una vena più cinematografica all’esperienza. Il finale dove tutto va “a rotoli” è rappresentata benissimo da una sezione musicale molto più heavy e concitata.

In conclusione questo “The Sick, The Dying… And The Dead!” rappresenta un grande ritorno per i Megadeth che seguono la scia del precedente “Dystopia” offrendoci un album heavy, aggressivo, in peno stile thrash metal ma che allo stesso tempo si scopre essere molto variegato nel suo sound, anche più del disco precedente.

Questo è un album complesso e ricco di sfumature con momenti musicali diversi che si compensano alla grande tra di loro, oltre ad avere dalla sua parte un ottima produzione e un songwriting di buon livello. Non dimentichiamoci i musicisti coinvolti poi che sono il fiore all’occhiello di tutto, per un lavoro che sarà una goduria per gli amanti dello shredding e dei tecnicismi chitarristici.

Nel complesso quindi, trovo che questo nuovo parto in casa Megadeth sia sicuramente tra i dischi più riusciti della band negli ultimi venticinque anni insieme ad album come “The System Has Failed”, “Endgame” e “Dystopia”. Caldamente consigliato!

VOTO: 7,5/10

TRACKLIST:

  1. The Sick, The Dying… And The Dead!
  2. Life In Hell
  3. Night Stalkers
  4. Dogs Of Chernobyl
  5. Sacrifice
  6. Junkie
  7. Psycopathy
  8. Killing Time
  9. Soldier On!
  10. Célebutante
  11. Mission To Mars
  12. We’ll Be Back

Megadeth line up:

  • Dave Mustaine – Guitars &Vocals
  • Kiko Loureiro – Guitars
  • Steve DiGiorgio – Bass
  • Dirk Verbeuren – Drums