EPICA: Una nuova vena sperimentale e collaborativa

EPICA – “The Alchemy Project”
• (2022 – Atomic Fire Records) •

Questi ultimissimi anni in casa Epica sono stati costellati da una serie di uscite ed impegni in ambito musicale di notevole rilevanza se si pensa all’uscita dell’ultimo disco della band in studio “Omega” di inizio 2021, del progetto “Epica Universe”, del live streaming con Dvd annesso “Omega Alive”, del concerto speciale per il ventesimo anniversario della band e per concludere la ripubblicazione in blu-ray e Dvd del celebre “Live At Paradiso”.

Come se non bastasse, la celebre symphonic metal band olandese torna in sul mercato musicale in questo scorcio finale di 2022 con un progetto assai interessante che sicuramente metterà l’acquolina in bocca alla maggior parte dei fan; si tratta di sette nuovi brani scritti in collaborazione con altri artisti del mondo metal che la band stima molto e con cui ha condiviso gli sforzi di scrittura e composizione.

Parliamo di band e artisti del calibro di Fleshgod Apocalypse, Myrkur, Charlotte Wessels (Ex- Delain), Bjorn “Speed” Strid dei Solwork, Tommy Karevik dei Kamelot e molti altri che svelerò durante il track-by track di questa recensione.

The Alchemy Project” si rivela al pubblico sin dal titolo e dalla sua inusuale e ironica copertina come qualcosa di totalmente diverso da quello che gli Epica ci hanno abituato nella loro ormai ventennale carriera. Un’alchimia vera e propria tra artisti con stili molto diversi tra loro per un disco assolutamente nuovo e sperimentale per i canoni della band olandese e aggiungerei anche un tassello più unico che raro nella discografia del gruppo di Mark Jansen & Co.

Indubbiamente gli Epica ci hanno già abituato a degli “Spin Off” particolari come successe nel 2018 con la rivisitazione in chiave symphonic metal della colonna sonora di “Attack Of The Titans”, ma qui i nostri si addentrano spesso e volentieri in territori lontani dal loro abituale stile musicale (già comunque molto ricco di suo), incorporando sezioni di metal estremo, parti acustiche ed eteree, stacchi sinfonici, partiture dal sapore jazz e avantgarde … insomma tantissima carne al fuoco per questo “mini album” dalla durata di circa trentacinque minuti che nonostante il suo minutaggio limitato offre una varietà di stili musicali notevoli.

Il primo brano del lotto “The Great Tribulation” risulta probabilmente essere il pezzo che maggiormente si avvicina al classico stile degli Epica se pensiamo a pezzi più estremi del loro repertorio con tanto di blast-beat come “Victims OF Contingency” e “Ascension- Dream State Armageddon”.

Il duetto tra Mark e Simone sicuramente ci aiuta a ritrovare un senso di familiarità nella loro proposta e le orchestrazioni (presumibilmente di Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse) oltre che gli stacchi dal sapore etnico/medio-orientale non sono elementi nuovi nella musica del six-piece olandese.

Il secondo pezzo “Wake Of The World” con Tommy Karevik inizia con un sapore quasi progressive alla Ayreon e con delle bellissime melodie vocali da parte di Simone che nonostante tutti i guest vocali di questo album rimane la vera e propria “shining star” di questo platter per quanto mi riguarda.

Il pezzo è un mid-tempo, delicato e dalle sfumature progressive e sinfoniche sorrette dalle tastiere di una leggenda come Phil Lazon degli Uriah Heep, coadiuvate con delle interessanti stratificazioni vocali. Le voci di Simone e Tommy si alternano e talvolta si uniscono all’unisono per un pezzo che sicuramente farà felici i fan di Epica e Kamelot. 

“The Final Lullaby” in collaborazione con i norvegesi Shining è il pezzo che sicuramente offre più dinamica e carne al fuoco tra tutti i brani del platter. Possiede un che di sinistro e misterioso riuscendo allo stesso tempo ad essere anche catchy grazie al bel ritornello scolpito da Simone.  La sezione di sassofono offre un tocco avantgarde e simil-jazz al brano che probabilmente risulta essere nel complesso una delle cose più sperimentali ad oggi proposte dagli Epica, senza riuscire però a perdere la sua vena metal e bombastica.

Il pezzo che globalmente ho apprezzato di più di questo platter è l’enigmatica ed evocativa “Sirens- Of Blood And Water” in cui Charlotte Wessels, Myrkur e la stessa Simone creano un pezzo sorretto da un’atmosfera fitta e misteriosa che ci porta direttamente nel mezzo dell’oceano, tra isole sperdute, sirene e creature misteriose. Un pezzo grandioso e sinfonico, ma anche molto delicato allo stesso tempo. Tre fantastiche performance da parte di queste tre vocalist che faranno la felicità dei fan del metal più puramente sinfonico.  

Una fusione tra Mayan, Epica e Soliwork è ciò che ci aspetta invece con “Death Is Not The End” dove la parte più estrema di questo album fa nuovamente capolino con un Mark Jansen sugli scudi con il suo growl. Una ritmica serrata e violenta condita di tanto in tanto da quei vocalizzi da parte di Simone a cui siamo stati ormai abituati, mentre verso la fine del pezzo una sezione strumentale fatta di assoli di chitarra e tastiere velocissime donano una spinta ancora maggiore al pezzo.

Appena tre minuti di brano invece, per la devastante e violentissima “Human Devastation”, il primo pezzo della carriera degli Epica dove possiamo parlare veramente di metal estremo in per tutto e per tutto. Si tratta di una creazione musicale di puro stampo death metal, scritta in collaborazione con Henry Sattler dei God Dethroned e Sven de Caluwé degli Aborted dove ne Simone ne Mark compaiono nel brano, rendendo questa un’esperienza musicale difficilmente collegabile al mondo musicale degli Epica.

Il brano che completa il lavoro, “The Miner”, è anche quello che mi ha convinto di meno. Con i suoi quasi sette minuti di durata (anche se gli ultimi sessanta secondi abbondanti sono una sorta di coda vocale che sfuma in dei vocalizzi da parte di Simone) rappresenta il brano più lungo del platter che tuttavia non riesce mai a decollare pienamente e per quanto mi riguarda, offre poche novità rispetto a quanto siamo stati abituati sin ora da questo platter.

Anche gli special guest Asim Searan (Damnation Plan),  Nillo Sevanene (Insomnium) e Roel van Helden (Powerwolf) aggiungono poco al brano, per una conclusione che suona un pochino troppo “standard”, specialmente per un disco come questo in cui ogni traccia sin ora si è rivelata una piccola o grande sorpresa.

In conclusione questo nuovo “The Alchemy Project” farà felice tutti quei fan degli Epica che amano il lato più sperimentale e avventuroso della band. Musicalmente parlando infatti, il platter in questione è un breve ma intenso viaggio sonoro, ricco e intricato, che spazia da brani di metal estremo puro ad altri sinfonici, progressivi e avantgarde.

Un qualcosa di estremamente nuovo e fresco nel repertorio della band olandese e benché per chi scrive nessuno di questi pezzi mi abbia totalmente conquistato o estasiato, “The Alchemy Project” è risultato comunque un ascolto piacevole ed interessante. Non essenziale, ma sicuramente apprezzabile.

VOTO: 7/10

TRACKLIST:

  1. The Great Tribulation
  2. Wake The World
  3. The Final Lullaby
  4. Sirens- Of Blood And Water
  5. Death Is Not The End
  6. Human Devastation
  7. The Miner

Epica line up:

  • Simone Simons- Vocals
  • Mark Jansen- Guitars, Grunts
  • Isaac Delahaye- Guitars
  • Rob van der Loo- Bass
  • Coen Jansen- Keyboards
  • Arien van Weesenbeek – Drums