
BEHEMOTH – “Opvs Contra Natvram”
• (2022 – Nuclear Blast Records) •
A quattro anni di distanza dal controverso “I Loved You At Your Darkest”, disco che ha letteralmente spaccato l’opinione di pubblico e critica in due con risultati lontani dall’entusiasmo unanime che si ebbe per il precedente “The Satanist”, i Behemoth finalmente tornano con un nuovo disco in studio “Opvus Contra Natvram”.
I titani del death/black metal polacco, ormai da più di qualche anno alle vette del proprio genere, con questo nuovo platter abbandonano le “pacchianate” (perdonatemi il termine casereccio e piuttosto diretto), di “I Loved You At Your Darkest” per restituirci una creatura nuovamente al suo massimo splendore.
Se nel precedente disco la band di Nergal e compagni per chi scrive ha abusato sin troppo di elementi pomposi, cori, stratificazioni vocali, idee sonore che per quanto potessero apparire innovative in un disco dei Behemoth, risultavano alla fin fine per essere solamente pacchiane e fuori contesto per una band che ha sempre fatto della brutalità e la pesantezza il suo marchio di fabbrica, finalmente con questo nuovo platter il gruppo sceglie di fare un passo indietro dal punto di vista della complessità ma un deciso passo in avanti sotto quello qualitativo.
Il three-piece polacco ci dona così un disco brutale, viscerale, ma che sa anche essere a tratti epico e maestoso, una via di mezzo tra “The Satanist” e “Evangelion” per una band che saltata la parentesi poco felice dell’ultimo disco in studio, torna a livello di sonorità più vicina ai due album che assieme a “Demigod” più hanno fatto la fortuna della formazione polacca.
Certo ascoltando questa nuova fatica dei Behemoth qualche volta si ha come l’impressione che il gruppo metta quasi il pilota automatico senza variare eccessivamente la propria proposta canzone dopo canzone, ma se il risultato sono i riff spaccaossa, gli assoli velocissimi e il drumming fenomenale di “Inferno” di “Opvus Contra Natvram” beh… di certo non c’è da lamentarsi!
L’opener del disco “Post- God Nirvana” apre le danze con un intro solenne e maligna che ci conduce verso la devastante “Malaria Vvulgata” che in poco più di due minuti di pezzo ci ripropone i Behemoth in tutto il loro antico splendore, con un brano violentissimo e travolgente fatto di blast-beat furiosi e un riffing black metal incessante, mentre sul finale un assolo che ha più i connotati di una rasoiata velocissima chiude il brano.
Da notare proprio la questione assoli di chitarra che in questo disco davvero offrono un qualcosa di più all’album e sono presenti in praticamente tutti i brani. Per chi scrive sono davvero un fiore all’occhiello non indifferente per come si sposano con i brani e per come vengono eseguiti, risultando essere dei momenti davvero importanti nell’economia dei singoli pezzi.
Per il resto questo pezzo di apertura come stile e produzione mi ha molto ricordato un brano come “Amen” da “The Satanist”, sicuramente tra le composizioni più furiose dei Behemoth degli ultimi anni. L’altro lato della medaglia di questo disco è un brano più mid-tempo e dal sapore più epico come “Ov My Herculean Exile” che riprende quella tipica aggressività della band più che altro nel chorus mentre il finale offre dei bellissimi passaggi chitarristici esplodendo successivamente in un blast-beat furioso.
Il testo di questo brano è un fulgido esempio della maturazione compiuta dalla band anche sotto quel punto di vista. Non mancano come al solito temi anti-religiosi mischiati con citazioni più filosofiche e letterarie, trattate con un inglese ricercato, a tratti quasi arcaico, come ci rivela la stessa “Ov My Herculean Exile”; Il pezzo sembra narrare di una figura potente e sapiente che si ribella al suo “divino padrone” finendo per finire esiliato ( un probabile richiamo alla caduta di Lucifero dal paradiso).
Il testo riesce pienamente a trasmettere la solitudine di tale creatura e il suo senso di estraneità nei confronti delle restanti anime proprio nel passaggio di apertura -“A blind hermit in oblivion, like Odysseus lost in Poseidon’s endless domain, in a realm devoid of solace I roam”.
“The Deathless Sun” è un altro singolo dei quattro presentati dalla band prima dell’uscita dell’album e anche qui si rivela un pezzo che richiama qualcosa da “The Satanist”, il cui coro sul ritornello rimane uno degli elementi più epici del disco.
Il pezzo cambia tempo improvvisamente sul finale per poi offrici l’ennesimo assolo, stavolta dal sapore più melodico prima di una sezione insolitamente cantata in pulito da Nergal. “Off To War!” ha il sapore letteralmente di una “chiamata alle armi” per quanto parta minacciosa, anche se poi tende a ricalcare dei territori un pochino banali per la band e risulta forse dei singoli estratti il meno convincente.
L’ultimo singolo “Thy Becoming Eternal” parte in maniera estremamente brutale e risulta a conti fatti essere uno dei brani più ricchi musicalmente parlando, con un break-down impressionante, che riporta in mente i Behemoth di “Demigod”. Le sessioni estreme di questo brano e quelle più epiche si susseguono con un Nergal molto vario nel suo approccio vocale. Uno spettacolare cambio di tempo sul finale apre la strada per una sezione prettamente sinfonica, prima che lo “spoken word” di Nergal ci conduca verso la fine del pezzo in maniera assolutamente entusiasmante.
“Neo- Spartacus” prova in parte a ricalcare le fortunate tracce di “Ora Pro Nobis Lucifer” da “The Satanist”, con un mid-tempo di buona fattura, forse un pochino banale ma che comunque ci offre delle belle accelerate con tanto di blast-beat anche se sembra latitare per quanto riguarda le idee brillanti del pezzo appena prima menzionato.
“Disinheritance” è un brano che pesta duro sin dal suo incipit ed è probabilmente il brano che più di tutti ci riporta in mente i Behemoth dell’era death metal di “Demigod” e “The Apostasy”. Strane debbo dire, le vocals filtrate di Nergal sul chorus (“what is liberty? what is beauty?”) mentre l’assolo sul finale ancora una volta non fa prigionieri per uno dei pezzi più brutali del lotto.
“Once Upon A Pale Horse” è particolare nel suo essere contraddistinta nella prima fase da un riff groovy, catchy e trascinante come raramente accade nei Behemoth; davvero un cambio di passo interessante per l’album anche se il pezzo nella seconda parte si tramuta ben presto in una composizione più nello standard della band (almeno per quanto riguarda i brani più mid-tempo).
Ci pensa ancora una volta l’assolo di chitarra sul finale a trasformare il pezzo in un qualcosa di veramente travolgente prima che il riff iniziale si ripresenti al nostro orecchio per gli ultimi secondi. “Vervus Christvs” è il classico finale più epico ed elaborato che la band polacca ci ha abituato negli ultimi dischi se pensiamo per esempio a “O’ Father O’ Satan O’Sun !” da “The Satanist” o “Lucifer” da “Evangelion”.
In appena più di sei minuti la band di Nergal e compagni provano a scrivere la loro “mini-opera” anche per questo disco con tanto di pianoforte iniziale sovrapposto a delle frasi sussurrate da Nergal che si sviluppa poi in un brano dai cori solenni e fraseggi epici anche se per chi scrive questo pezzo risulta una chiusura un pochino debole e “standard” per un album di una qualità media sicuramente molto superiore rispetto al suo pezzo di chiusura.
In conclusione questa nuova fatica di Nergal e compagni potrebbe senz’altro rappresentare un passo indietro dal punto di vista dell’innovazione e della ricerca di un sound più evoluto e complesso che abbiamo ascoltato nel precedente platter, ma è senz’altro almeno per quanto mi riguarda, un passo avanti dal punto di vista del songwriting, dell’impatto dei pezzi e alla fin fine del risultato finale.
“Opvs Contra Natvram” è un disco meno pomposo, prolisso e “tamarro” rispetto al precedente, ma ci regala al contrario dei Behemoth più vicini al sound di “The Satanist” o anche in certi casi di “Evangelion” senza toccare però quei livelli di ispirazione.
Un ottimo bilanciamento tra brutalità ed epicità, con qualche lieve calo di ispirazione e soprattutto con qualche passaggio di troppo che sa un pochino di “prevedibile” per lo standard della band. Tuttavia nel complesso ritorno di qualità da tutti i punti di vista, in cui finalmente torna a farsi sentire preponderante l’impatto delle chitarre, sia dal punto di vista sonoro che della produzione. Insomma un parto sofferto ma sicuramente felice per la band polacca.
VOTO: 7,5/10
TRACKLIST:
- Post- God Nirvana
- Malaria Vvulgata
- The Deathless Sun
- Ov My Herculean Exile
- Neo- Spartacus
- Disinheritance
- Off To War!
- Once Upon A Pale Horse
- Thy Becoming Eternal
- Vervus Chritvs
Behemoth line up:
- Adam “Nergal” Darski – lead guitar, lead vocals
- Tomasz “Orion”Wroblewski – Bass
- Zbigniew “Inferno” Prominski – Drums