STEFANO CERATI – Guida al destino avverso


STEFANO CERATI – “I Cento Migliori Dischi Doom”
• (2020, Tsunami Edizioni) •

 

Croce e delizia dei lettori compulsivi di materiale rock e metal sono le celeberrime “guide” che vorrebbero, in un paio di centinaia di pagine, costruire una plausibile classifica di qualità dei migliori album di sempre, che dovrebbero raccontare al meglio un genere musicale specifico, oppure un periodo storico importante. Ovviamente e spesso, il limite di queste uscite è rappresentato da un inevitabile gusto personale dell’autore, che non potrà essere lo stesso di chi legge, provocando spesso grandi scontenti e rivendicazioni calorose. Queste pubblicazioni vanno ovviamente prese per quello che sono, e cioè delle guide divertenti per chi vuole scoprire un mondo sconosciuto, oppure un buon consulto per chi ne sa e molto, e vuole una “pietra di confronto”, con cui concordare o dissentire.
Elemento immancabile deve sempre essere una conoscenza adeguata di chi compila queste guide, ed una credibilità che certamente Stefano Cerati possiede, senza se e senza ma. Egli comincia a scrivere di metal piuttosto tardi, all’età di 32 anni, nel 1994, ma recupera molto velocemente, grazie a collaborazioni con testate storiche come Flash, Metal Shock, Psycho, Rumore, ed in ultima, Rock Hard, che rappresenta il suo impegno attuale, come Responsabile di Marketing e Comunicazione, di una rivista che nel panorama italiano è rimasta una delle pochissime a riuscire a farsi pubblicare in versione cartacea, ed essere venduta nelle edicole, insieme alle gloriose Classix e Classix Metal. Inoltre, Stefano è un prolifico autore di libri tematici, come “I Cento Migliori Dischi del Death Metal” del 2012, oppure “A Sud Del Paradiso” del 2014, tutto dedicato agli Slayer, per arrivare al recente “Heavy Metal 50 anni di Musica Dura.”
E’ giunto quindi il momento di recuperare questo “I Cento Migliori Dischi Doom”, uscito da qualche mese per la Tsunami Edizioni, ma oggetto di un doveroso recupero, sia per la sua unicità che per la sua accuratezza. Questo genere musicale, si dipana in diversi stili e correnti, anche molto diverse e quasi dissonanti, basti pensare allo stoner oppure al funeral doom, che in comune han ben poco ma condividono una non commercialità e osticità notevoli. E’ dunque importante che sia stata realizzata un’opera simile, che prova a disegnare un panorama eterogeneo ma ricco di talenti già ben famosi e riconosciuti, insieme a bands decisamente meno conosciute e decisamente “cult”. Cerati attinge dal panorama mondiale senza dimenticare anche paesi come l’Australia, il Giappone o l’America del Sud, ricordando anche l’importanza di alcuni artisti italiani, della serie “pochi ma buoni”, come Abysmal Grief, Black Hole, Paul Chain e Zess. Oppure cerca di testimoniare in modo preciso le ultime tendenze del genere, rappresentati da unicum come gli svedesi Ghost o tutto quel filone di band che attingono dalla psichedelia anni sessanta, unita ad un flavour occulto ed con una voce esclusivamente femminile, quando pensare al doom con questo tipo di cantanti, fino a vent’anni fa era quasi impossibile. Anche una musica apparentemente statica come questa infatti, muta e si modifica, anche se alcune certezze rimangono assolutamente costanti.
Come dice la presentazione del libro, “Doom, la parola inglese che identifica il fato, il destino avverso, è anche il nome di un genere musicale composto di tutti gli elementi che caratterizzano il lato più tetro sia della cultura albionica che di quella nordamericana. Ascoltare questo tipo di rock è come immergersi nei racconti di Arthur Conan Doyle, Edgar Allan Poe, Lord Byron e Mary Shelley: storie di castelli maledetti, orrori indicibili, antichi rituali, religioni occulte, maghi e chiese. Oppure muoversi nelle paludi della Louisiana, con un effetto più stregonesco e ipnotico, affondando le radici nella tradizione del blues. Un suono che è fatto per scavare a fondo negli angoli oscuri della natura umana e farci correre un brivido lungo la schiena, mentre i nomi suggestivi di alcune band come Paradise Lost, Cathedral, Candlemass o Electric Wizard preparano già l’ascoltatore alle sensazioni che potrà provare. “I 100 Migliori Dischi Doom” è un viaggio seguendo un fil noir che si dipana lungo gli album più significativi del genere, collegando antiche culture e tradizioni a sonorità dure e cupe, esaltando quel concetto di “paura” nel rock inventato dai padrini dell’heavy metal, i Black Sabbath.”
Infatti, i quattro paladini oscuri di Birmingham vengono citati ripetutamente nelle pagine del libro, ma mai direttamente attraverso i loro album, troppo importanti i loro primi sei dischi e quasi impossibile limitarli in questa guida, anche perché Stefano Cerati sceglie di esaminare solo un album per band, citando soltanto alla fine del pezzo una breve lista di uscite significative della stessa. Inoltre, in calce vengono aggiunti altri cinquanta titoli da ascoltare ulteriormente, da andarsi a cercare senza indugi.
“I 100 Migliori Dischi Doom” è un’opera ammantata di prezioso viola purpureo e vale tutta la vostra attenzione, soprattutto se siete seguaci di questo genere, ma anche se siete amanti di quel brivido letale che possiamo chiamare semplicemente “Grande Musica”.

VOTO: 10/10

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