SONATA ARCTICA + FREEDOM CALL + TWILIGHT FORCE
live @ Estragon, Bologna
– lunedì 11 maggio 2015 –
LIVE REPORT •
Un concerto come quello a cui abbiamo assistito l’11 maggio all’Estragon di Bologna, ritempra sicuramente lo spirito e la mente, caricandoti di tutta quell’energia necessaria a farti affrontare il resto della settimana lavorativa o scolastica (dipende dall’età). Sonata Arctica, Freedom Call e Twilight Force hanno unito le loro forze e dato vita ad uno show intenso, adrenalinico e, quel che più conta, di puro power metal, infondendo ancor più dentro di noi la voglia di vivere il metal giorno dopo giorno.
Twilight Force
Dopo la mancata esibizione qualche mese fa in quel di Brescia (causa un improvviso problema di salute del loro batterista Peon), finalmente per la prima volta su di un palco italiano troviamo i Twilight Force.
Con la magia del loro sound ci trasportano in un fantastico mondo popolato da draghi, elfi, stregoni e cavalieri, accompagnandoci con brani trascinanti ed epici nella più classica tradizione del power metal.
Christian Eriksson è il cantore dei loro racconti, con la sua fenomenale voce ci narra di mitiche imprese ed eroiche battaglie e sotto la sapiente guida del tastierista Daniele, che prima di ogni brano li investe a cavalieri, eccoli varcare la porta che li conduce verso la gloria.
I biondissimi Aerendir e Felipe brandiscono le loro chitarre come spade consci di possedere dentro di loro quella forza antica che li guiderà verso la vittoria, dando vita così nelle nostre menti a leggendari ed immaginari duelli. E sicuramente la loro è stata una performance vincente, anche se troppo breve, che è stata accolta alla grande da tutto il pubblico presente e che gli ha tributato tantissimi applausi accompagnandoli con numerosi cori. Avventurosi!
Setlist: “Intro” – “Forest Of Destiny” – “Enchanted Dragon Of Wisdom” – “Twilight Horizon” – “Gates Of Glory” – “The Power Of The Ancient Force”
TWILIGHT FORCE lineup:
Christian Eriksson – Lead Vocals
Felipe – Guitars
Borne – Bass
Daniele – Keyboards
Peon – Drums
Aerendir – Guitars
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Freedom Call
Ci si prepara ora al divertimento più puro, tutti pronti a partecipare all’happy metal party dei Freedom Call. Non ricordo quante volte io personalmente abbia visto i quattro tedeschi, ho perso il conto ormai, ma ogni volta è sempre coinvolgente, grazie al loro entusiasmante sound e la vivacità che da sempre li accompagna.
Sorridenti, allegri, incontenibili, i Freedom Call dominano la scena con grande e navigata maestria e brani come “666 Weeks Beyond Eternity”, “Flying High” o “Island Of Dreams”, heavy metal allo stato puro ringhioso e travolgente.
“Dai, cazzo!” ci dice Chris Bay (chitarra e voce) ad un certo punto per scuotere un pochino quella parte di pubblico più giovane che ancora non li conosce. E giù tutti a ridere! E da quel momento in poi è festa grande, la partecipazione del pubblico è totale e scattano i cori da stadio: la sua simpatia li ha conquistati. Certo, se avesse sentito il commento di alcuni ragazzi vicino a me, credo che Chris sarebbe rimasto allibito come lo sono rimasto io: “Ma allora è italiano!”. Ah, quanta poca cultura sul metal (quello vero) c’è in Italia tra le nuove leve…! (Senza contare le varie maglie di Caparezza, Vasco etc… viste in giro). Ma torniamo ai nostri e alla buona musica.
Lars Rettkowitz ci investe con una raffica di assoli taglienti e letali, mentre dal lato opposto Ilker Ersin lancia possenti bordate col suo basso tuonante. E dietro di loro? Dietro di loro c’è semplicemente un’esibizione a parte, uno spettacolo nello spettacolo col funambolico Ramy Ali, che con il suo drumming martella a più non posso roteando contemporaneamente le bacchette, facendole volteggiare nell’aria, nemmeno fosse un grande giocoliere. Chapeau!
Concludono da veri “Warriors” quali sono, con “Land Of Light” cantata in coro da tutti noi a dimostrazione che nel nostro Paese sono sempre i benvenuti. Io li riattendo volentieri.
Setlist: “666 Weeks Beyond Eternity” – “The Eyes Of The World” – “Flying High” – “Island Of Dreams” – “Bleeding Heart” – “Metal Invasion” – “Ages Of Power” – “Warriors” – “Land Of Light”
FREEDOM CALL lineup:
Chris Bay – Vocals, Guitar
Lars Rettkowitz – Guitar, Backing Vocals
Ilker Ersin – Bass, Backing Vocals
Ramy Ali – Drums, Backing Vocals
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Sonata Arctica
Un urlo di ovazione si leva quando sul fondo della scena fa la sua comparsa il grande telo con il logo dei Sonata Arctica, è il segnale che i protagonisti della serata saranno di lì a breve sul palco.
Il turbinoso ritmo del Can-Can ci accompagna nell’attesa, la frenesia sale e l’esplosione di gioia di un pubblico impazzito saluta l’entrata dei Sonata Arctica.
La band inizia in modo soffuso, quasi in punta di piedi proprio seguendo l’andamento di “White Pearl, Black Oceans” per poi investirci con l’inarrestabile forza del loro sound in un crescendo di emozioni miste alla potenza della loro musica fatta con classe ed intelligenza.
I primi due brani servono solo da introduzione a quello che sarà il principale tema della loro performance: la riproposizione di “Ecliptica”, il loro album d’esordio pubblicato nel 1999 e che recentemente i finlandesi hanno pubblicato in versione “Revisited”; quindici anni nei quali la band è cresciuta, si è evoluta e ha conquistato, a ragione, un posto nell’olimpo del metal, vedendo aumentare giorno dopo giorno il numero dei loro seguaci.
E quindi eccoli qui per celebrare questo loro anniversario ripercorrendo, passo dopo passo, tutte le tracce di quel grande disco che li ha fatti conoscere al mondo intero, suonandolo per noi traccia dopo traccia e festeggiare così tutti insieme.
Allora ecco che in sala si diffondono le note di “Blank File”, come quelle di “Replica”, senza dimenticare “Kingdom For A Heart” durante la quale Tony Kakko (voce) riceve in omaggio da una fan un cuscino a forma di cuore.
E’ proprio l’istrionico cantante ad infiammare le tante giovani sue ammiratrici, con la sua voce capace ora di emozionare, ora di esaltare, aggiungendo quella giusta dose di pathos e di melodia nell’interpretare i loro brani (anche se poi nel finale qualche flessione canora l’abbiamo percepita). Tante sono le sensazioni che ci avvolgono, come ad esempio su “Fullmoon” cantata all’unisono da tutti in un’atmosfera veramente particolare o come sulla seguente “Letter To Dana” che crea quel coinvolgimento e quella sinergia tra artista e pubblico che non ci è data di vedere così frequentemente, segno che i Sonata Arctica sono molto amati dai loro fan.
E’ ovvio che però la maggiore energia la si assorbe nei pezzi più tirati, come ad esempio “UnOpened” oppure “Picturing The Past” che scatenano l’headbanging della frangia più metallara dell’audience (indovinate chi ad esempio?), dando così il giusto spazio ai virtuosismi di Elias Viljanen (chitarra) e Henrik Klingenberg (tastiere) che spesso si affrontano in un botta e risposta di altissimo livello tecnico, con un gradito (almeno per me) e breve accenno a “Lick It Up” dei Kiss.
Come il loro disco, anche la prima parte del loro concerto si conclude con “Destruction Preventer” salutata da un’ovazione generale.
Tornano dopo qualche minuto per ringraziarci e congedarsi con un tris di pezzi storici: “Mary Lou” (contenuta nel loro primo singolo “UnOpened”), seguita da “The Wolves Die Young” e la finale “Don’t Say A Word”. E in effetti non ci sono parole per descrivere lo stato di euforia che si è andato man mano creando durante tutta la loro performance e che raggiunge il culmine durante l’ultimo coro che band e pubblico intonano insieme ed ormai divenuto un rituale in tutti i concerti dei Sonata: “We need some vodka…” cantata al ritmo crescente e convulso delle note di “Hava Nagila” (brano della tradizione popolare ebraica).
La standing ovation della platea è più che meritata dopo uno spettacolo così formidabile e va estesa anche alle band che li hanno preceduti e che hanno contribuito a rendere indimenticabile una giornata di metallo incandescente. Brindiamo insieme a tutti loro con un bicchiere di vodka ben ghiacciata.
Setlist: “Intro: Can-Can Jaakolla” – “White Pearl, Black Oceans” – “X Marks The Spot” – “Blank File” – “My Land” – “8th Commandment” – “Replica” – “Kingdom For A Heart” – “Fullmoon” – “Letter To Dana” – “UnOpened” – “Picturing The Past” – “Destruction Preventer” – “Mary-Lou” – “The Wolves Die Young” – “Don’t Say A Word”
SONATA ARCTICA lineup:
Tony Kakko – Vocals
Elias Viljanen – Guitars
Tommy Portimo – Drums
Henrik Klingenberg – Keyboards
Pasi Kauppinen – Bass
report: Rockberto Manenti
- SONATA ARCTICA – Bologna 11/05/2015
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