GILBY CLARKE + HANGARVAIN + SOLD OUT
live @ Piazza Grande, Scurcola Marsicana (Aq)
– mercoledì 16 marzo 2016 –
LIVE REPORT •
Scurcola Marsicana è un’amena cittadina abruzzese, precisamente in provincia de L’Aquila, che per il suo aspetto paesaggistico è meta di piacevoli gite dei tanti turisti che amano visitare i bellissimi borghi disseminati sul nostro territorio, di quelli che spesso ci vengono presentati (e direi con orgoglio) in trasmissioni tipo “Linea verde” o “La domenica del villaggio”. Ma stavolta a far parlare di Scurcola Marsicana non è la presenza di Davide Mengacci, bensì quella di un rocker di fama internazionale: Gilby Clarke, noto soprattutto per i suoi trascorsi con i Guns n’ Roses.
Un buon numero di aficionados ha accolto l’arrivo di Gilby nello spazioso locale “Piazza Grande” (nome che calza alla perfezione, viste la sue proporzioni), dove il chitarrista statunitense ha fatto tappa il 16 marzo durante il tour che sta facendo in questi giorni in Italia.
Sold-Out
La grandezza della location fa sembrare veramente pochi i presenti quando sul palco stanno per salire i Sold-Out, eppure ad occhio saremo già ben oltre un centinaio di persone, ma lo spazio è così vasto che in realtà sembriamo essere molti meno. Piazza Grande è una struttura fatta a capannone, con un settore separato riservato al ristoro con tanto di tavoli, un piano rialzato ed un bel palco in muratura: insomma, si presenta veramente bene. Peccato per l’acustica, la struttura non è ancora adeguatamente ben predisposta e lo si noterà durante gran parte della serata, ma conto che ben presto vengano adottati i dovuti accorgimenti. Qualche problemino tecnico sulle amplificazioni fa slittare l’inizio e questo si ripercuoterà per il prosieguo della manifestazione. Risolte le contrarietà tecniche, finalmente tutto è pronto per dare il via al programma di quest’oggi con, appunto, i Sold-Out, giovane band della zona dedita a sonorità molto raw e di facile presa: una bella opportunità, quindi, per farsi conoscere da chi è venuto da fuori. Le premesse iniziali sembrano buone, almeno per il sottoscritto: risentire dopo anni un pezzo di apertura come “Free For All” di Ted Nugent, può solo che far piacere e serve a scaldare a dovere un po’ il pubblico (anche se sicuramente eravamo in tre a conoscere il pezzo, o il suo autore). Certo, bisogna un po’ sorvolare sulle parti soliste della chitarra di Matteo Di Domenico, in fondo sul palco non c’è Ted, ed è ovvio che l’emozione possa anche giocare qualche brutto tiro, e poi rompere il ghiaccio non è mai facile, ma ci accontentiamo e la band se la cava abbastanza bene. Sorvoliamo sull’aspetto tecnico, dato che sono giovani e devono ancora fare molta gavetta ed anche il singer Giovanni Ridolfi dovrebbe comportarsi più da frontman passeggiando meno sul palco, affrontando l’audience a viso aperto e non di spalle, ma quello che non convince è il resto del set: attingere a band come Muse o The White Stripes, da buon heavy rocker (non dico metallaro, perché non era questo il contesto), mi lascia alquanto perplesso. Evidentemente sono scelte dettate dall’esigenza di coinvolgere il più possibile lo spettatore con pezzi conosciuti, ma personalmente non apprezzo i gruppi che spaziano troppo da un genere ad un altro, tantomeno le cover mirate. Comunque al di là della scaletta, i cinque ragazzi hanno messo tutta la loro energia per caricare il pubblico, facendolo con grinta e passione, per la gioia soprattutto di amici e parenti, orgogliosi di vederli lì in scena: non è da tutti aprire ad un nome così illustre dell’universo rock.
E a proposito di cover non lascio un giudizio sulla conclusiva “Thunderstruck” degli Ac/Dc, sarebbe un confronto un po’ impietoso, piuttosto consiglierei loro di perseverare sulla costruzione di una propria identità, dato che gli episodi migliori sono proprio i brani inediti, scrollandosi di dosso definitivamente la fastidiosa etichetta di “cover band”: li aiuterebbe senz’altro a crescere.
Setlist:
- Free For All (Ted Nugent cover)
- Flames Of Anger
- In My Dreams
- Seven Nation Army (The White Stripes cover)
- Innocent Blood
- Lady Beautiful Eyes
- Psycho (Muse cover)
- Thunderstruck (Ac/Dc cover)
SOLD-OUT lineup:
- Matteo Di Domenico – Lead Guitar
- Giovanni Ridolfi – Vocals
- Giordano De Amicis – Bass
- Gennaro Cioffi – Rhythm Guitar
- Mirko Felli – Drums
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foto: Stefano Panaro
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Hangarvain
Si prosegue velocemente, bisogna recuperare il tempo perduto: tocca ora agli Hangarvain. La band partenopea ha appena pubblicato il nuovo album “Freaks” che ha visto un piccolo cambio di direzione sonora, passando da un hard più southern ad un alternative/grunge più moderno, ma sempre strizzando l’occhio al rock più tradizionale.
I problemi tecnici di cui sopra affliggeranno anche gli Hangarvain per gran parte dell’esibizione, costringendoli, tra l’altro, a ridurre il numero dei brani, come avevano fatto già i Sold-Out in precedenza, mettiamoci pure che il sound check è stato fatto molto velocemente per dare modo a Gilby di cominciare nei tempi previsti… et voilà: abbiamo il quadro completo della situazione in cui il combo napoletano ha dato inizio alla loro performance.
Eppure i nostri, come loro solito, hanno ugualmente dato prova di professionalità, sempre nei limiti del possibile e delle condizioni avverse in cui si sono venuti a trovare. Non sono un grande appassionato del genere che propongono, e questo loro lo sanno benissimo, ma è fuori dubbio che ogni volta che si ha il piacere di ascoltarli, si rimane colpiti dalla loro immediatezza, classe e tenacia. Ottimo il lavoro di Alessandro Liccardo alle chitarre, un peperino sulla scena che si scatena durante gli assoli di pezzi come “Get On”, accompagnato da un prorompente tappeto ritmico tessuto da Francesco Sacco al basso e Andrea Gianangeli alla batteria, preso in prestito dai romani Dragonhammer e ospite speciale ancora una volta. Il buon Andrea picchia a più non posso sui tamburi, la sua vena metal esce spesso allo scoperto e prevarica anche i suoi occasionali compagni, un po’ per i volumi decisamente sbagliati, ma soprattutto per il suo irrefrenabile impeto: ascoltatelo sulla title track “Freaks” o in “Knock Back Doors”.
Il pubblico applaude, si diverte, si lascia andare al ritmo dei loro brani, facendosi coinvolgere in numerosi cori che il vocalist Sergio Toledo Mosca intona insieme a loro, trascinandoli con le sue tonalità graffianti, ma che a tratti, però, non sono esenti da qualche piccola sbavatura, ma qui si ritorna al discorso dei volumi errati degli speakers in scena, il che, di certo, non lo ha aiutato affatto.
In chiusura propongono una cover dei Black Stone Cherry (“Me And Mary Jane”), per poi salutarci sulle note della rockeggiante “Free Bird” e lasciare spazio all’ospite principale.
Setlist:
- Into The Hangar
- Get On
- Freaks
- Keep Falling
- Old Train
- Knock Back Doors
- Through The Space And Time
- Me And Mary Jane (Black Stone Cherry cover)
- Free Bird
HANGARVAIN lineup:
- Sergio Toledo Mosca – Vocals
- Alessandro Liccardo – Guitars
- Francesco Sacco – Bass
- Andrea Gianangeli – Drums
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foto: Stefano Panaro
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Gilby Clarke
Ed ecco arrivare il piatto forte della serata: Gilby Clarke è pronto a darci una bella shakerata di sano e robusto rock’n’roll. Ma come tutte le grandi rockstar ci tiene ancora un pochino sulle spine e propone, come aperitivo, quattro pezzi in acustico presi un po’ dalla sua produzione e attingendo qualcosina anche dai Rolling Stones. Accompagnandosi alla chitarra, Gilby fa una piccola retrospettiva e tira fuori pezzi come “Skin & Bones” e poi omaggia le Pietre Rotolanti con la storica “It’s Only Rock’n’Roll” e “Dead Flowers”, tanto per prepararci alla parte elettrica del suo show.
In scena salgono così gli altri membri della band che lo sta supportando in questi live nella nostra penisola, musicisti presi essenzialmente da due gruppi: Lola Stonecracker e Muppet Suicide, questi ultimi tribute band ai Guns n’ Roses (e non poteva essere altrimenti!). Si parte quindi con “Wasn’t Yesterday Great” e bastano le prime note per far scatenare il pubblico assiepato sotto il palco. L’atmosfera si fa ancor più calda con “Under The Gun”, si preme un po’ di più sull’acceleratore dando così modo a Gilby di darci qualche sferzata con la sua chitarra. Non manca anche una piccola escursione sul pianeta Slash e i suoi Snakepit con “Monkey Chow” e tanto per continuare con i “ricordi di famiglia” eccolo riproporre la famosa “Knockin’ On Heaven’s Door”, celebre brano di Bob Dylan, ma ai più conosciuto nella versione dei Guns.
Gli applausi che il pubblico gli tributa sono tanti, ma vengono indirizzati anche agli altri ragazzi che lo accompagnano più che degnamente sul palco, con molta professionalità e senza sbagliare un solo colpo. Tanto per gradire mette la ciliegina sulla torta ed eccolo partire con una trascinante “Helter Skelter” dei Beatles, anche se personalmente, non vedo la necessità di coverizzare canzoni di altri artisti quando si ha a disposizione una più che cospicua produzione propria. Comunque è ovvio che i Beatles facciano sempre effetto (meno che al sottoscritto, notoriamente refrattario alle sonorità dei quattro di Liverpool), quindi la presa sul pubblico è garantita.
La conclusione è affidata ancora alle “pistole” con “It’s So Easy”, un proiettile che Gilby ci spara dritto in faccia e che il pubblico canta a squarciagola senza sosta.
Diciamo che in generale è stato un buon concerto salutato da tutti con grandi applausi, anche se l’atteggiamento di Clarke sembrava essere quello del solito artista che vive sugli allori di un glorioso passato ed usa il suo illustre nome per sbarcare il lunario…. ed una volta terminato il compitino serale svanisce nel nulla senza dare un piccolo contentino a chi lo ha sempre sostenuto e, diciamola tutta, gli ha dato da vivere fino ad oggi: i suoi fan. Spiace soprattutto per chi lo ha atteso invano per qualche foto o autografo e avrebbe sperato almeno di stringergli la mano, ma ognuno vive la notorietà in maniera diversa.
Un grazie comunque va all’Associazione Mind Over All e a Kimera Rock che hanno messo tutto il loro impegno nell’organizzare un evento molto importante in una zona come il Centro Italia spesso considerata fuori circuito e dimenticata da numerosi artisti. L’appuntamento ora è con un altro pezzo di storia dell’hard rock: L.A. Guns!
Acoustic setlist:
- Skin & Bones
- It’s Good Enough For Rock’n’Roll
- It’s Only Rock’n’Roll (But I Like It) (The Rolling Stones cover)
- Dead Flowers (The Rolling Stones cover)
Electric setlist:
- Wasn’t Yesterday Great
- Under The Gun
- Alien
- Monkey Chow (Slash’s Snakepit song)
- Knockin’ On Heaven’s Door (Bob Dylan cover)
- Cure Me … Or Kill Me …
- Helter Skelter (The Beatles cover)
- Tijuana Jail
- It’s So Easy (Guns n’ Roses song)
GILBY CLARKE lineup:
- Gilby Clarke – Vocals, Guitars
- Alex Fabbri – Chorus
- Christian Cesari – Drums
- Jam – Guitar
- Mamo – Guitar
- Ash – Bass
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foto: Stefano Panaro