LUPPOLO IN ROCK – Day 2:
PRIMAL FEAR + GEOFF TATE OPERATION: MINDCRIME + AVELION
+ FROM THE DEPTH + SKYMALL SOLUTION + DI’AUL
live @ Parco ex-Colonie Padane, Cremona
– Sabato 14 luglio 2018 –
LIVE REPORT •
Ci troviamo ancora in quel di Cremona, per la seconda giornata della manifestazione Luppolo In Rock che, dopo un battesimo col botto, proseguirà anche quest’oggi a “spillare” rock a doppio metal (in luogo del malto), tanto per rendere più forte il sapore della kermesse.
Di’Aul
Con un leggero ritardo sulla tabella di marcia (per cause non dipendenti dalla loro volontà), il compito di aprire il programma di quest’oggi è affidato ai Di’Aul. Davanti ad un pubblico, per la verità, ancora poco numeroso, e in una situazione climatica che oserei definire a livelli di guardia, visti il caldo e l’umidità, la band lombarda, con il suo elettrizzante doom, lascia il proprio sigillo sul palco del Luppolo In Rock, con una prova più che positiva. Sonorità dalle marcate venature stoner che entrano prepotentemente nei nostri padiglioni auricolari e che, con la loro struttura monolitica, hanno un impatto molto forte. Pur non essendo un appassionato del genere, direi che è stato un inizio ad hoc.
foto: Yuri Minghini
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Skymall Solution
Se i Di’Aul hanno scaldato per bene i motori di questa seconda giornata, con l’ingresso in scena dei romani Skymall Solution, si arriva immediatamente ad un brusco pit-stop. Una formula, la loro, a mio giudizio poco convincente, che cerca di miscelare l’alternative ad un improbabile progressive metal suonato con poca convinzione e, soprattutto, con una qualità al limite della sufficienza. Brani dalla struttura troppo esile e tralasciamo, di proposito, la loro cover di “Broken Wings” (dei Mr. Mister), in una rielaborazione che, da metallaro, mi ha fatto addirittura rivalutare l’originale… Insomma, direi che qualcosa, a livello di sonorità, non ha certamente funzionato. E mi fermo qui.
foto: Yuri Minghini
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From The Depth
Tutt’altro discorso, invece, con i parmensi From The Dept: la band guidata da Raffo Albanese spacca e lo fa alla grande. Con loro si va sui binari del sound più robusto e granitico: power metal all’ennesima potenza, suonato con piglio e, soprattutto, grinta da vendere. Non sbagliano nulla durante il loro set e il pubblico li ripaga con grandi applausi, coinvolto da un marpione come lo è, appunto, Raffo, che dimostra le sue doti di showman e singer: un vero rocker purosangue.
E a proposito di cover, quella di “Painkiller”, dei mitici Priest, che ci sbattono in faccia sfrontatamente e senza timori reverenziali, è assolutamente MI-CI-DIA-LE! Una boccata di puro metal per tornare a farci respirare le giuste atmosfere. Detto alla romana: gajardi e tosti!
foto: Yuri Minghini
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Avelion
Arrivano anche loro dalla vicina Emilia Romagna, i cinque ragazzi che ora stanno prendendo possesso del palco: sono gli Avelion. Sonorità moderne unite ad un power tradizionale, miscelate ad una forte dose di melodia, rendendo il tutto fruibile a 360 gradi, tanto per accontentare tutti i palati.
Ottima presenza scenica, buona costruzione dei pezzi, tecnica e progressioni sonore: insomma, hanno sicuramente le carte in regola per distinguersi dalle miriadi di band che orbitano nel vasto universo musicale e che propongono questo genere. Nulla di non già sentito, ovviamente, a livello di composizioni, ma professionalità e qualità si vedono ad occhio nudo, anzi, è il caso di dire, visto il contesto musicale, si sentono ad orecchio nudo. Promossi a pieni voti.
foto: Yuri Minghini
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Geoff Tate’s Operation: Mindcrime
E’ ora di cominciare ad accogliere i big della serata: arriva Geoff Tate! Per l’occasione lo storico singer si presenta con una formazione rimaneggiata: lascia a casa i “suoi” Operation: Mindcrime e per riproporre per intero il capolavoro della sua ex-band, chiama al suo fianco gli Headless, la band italiana nelle cui fila milita anche Gorham Edman. Le innate qualità di Enrico e Walter Cianciusi, Dario Parente e Domenico Di Girolamo, unite alla straordinaria vocalità interpretativa di Tate, creano così un perfetto connubio sonoro che ci fa rivivere infinite emozioni nel riascoltare brani come “Revolution Calling” o “Suite Sister Mary”, tanto per citarne alcuni.
E così gli “HeadRÿche” ci accompagnano in questo viaggio a ritroso nel tempo facendoci cantare a squarciagola su pezzi come “I Don’t Believe in Love” per poi cullarci delicatamente, nel bis finale, con la delicatezza di una melodia sulla quale – come dice lo stesso Geoff – alcuni avranno trovato l’amore, altri avranno concepito un bambino o che, magari, avrà costituito il leitmotiv di un particolare momento della vita di ciascuno di noi: “Silent Lucidity”. La chiusura è affidata a “Jet City Woman” e i prolungati applausi che il pubblico tributa a tutta la band, sono ampiamente meritati. Geoff avrà probabilmente capito che oltre al buon vino (e lui se ne intende) l’Italia produce anche ottimi musicisti!
foto: Yuri Minghini
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Primal Fear
Ed ora pronti all’attacco finale: ecco i travolgenti Primal Fear! Il combo teutonico colpisce veramente duro tra le mitragliate chitarristiche a ripetizione del duo Alex Beyrodt e Tom Naumann, due veri cecchini della sei corde e le potenti bordate dell’inossidabile Mat Sinner, sospinti da quella locomotiva umana che risponde al nome di Francesco Jovino: insomma, una squadra d’assalto inarrestabile! Metteteci poi lo strapotere vocale del possente Ralf Scheepers, che comanda tutte le operazioni belliche e il quadro è completo: i Primal Fear sono una perfetta macchina da guerra che non fa prigionieri e che distrugge tutto ad ogni suo passaggio. E come potrebbe essere altrimenti con pezzi come “In Metal We Trust”, “Angel In Black”, “Nuclear Fire”: ritmi incalzanti che già con il solo titolo, esaltano i nostri animi di autentici metalheads. E l’headbanging la fa da padrone su pezzi più cadenzati come “The End Is Near”, che Ralf fa cantare a tutto il pubblico incitandolo in continuazione. Lo strepitoso assolo di batteria, poi, del nostro Francesco, fa esplodere l’entusiasmo di un pubblico giustamente campanilista e i cori da stadio indirizzati all’italico drummer ne sono la dimostrazione più palese.
I Primal Fear vannno “a tutta birra” (e dato il tema del festival mi sembra più che normale) e spingono sull’acceleratore con pezzi come “Chainbreaker”, per poi ribadire quello che è insito da sempre nei nostri cuori: “Metal Is Forever” e con un set che ha messo a ferro e fuoco il palco del festival non poteva essere diversamente!
L’appuntamento ora è con la terza e conclusiva giornata del Luppolo In Rock: vedremo cosa ci riserva la domenica.