Loudness: rock’n’roll crazy night al Colony

LOUDNESS + MY OWN GHOST
live @ Circolo Colony, Brescia
– mercoledì 22 luglio 2015 – 

LIVE REPORT •
Ci sono giornate che rimangono impresse nelle nostre menti per tutta la vita, quella del 22 luglio scorso è sicuramente una di quelle: i mitici Loudness sbarcano per la prima volta in Italia!
Siamo al Circolo Colony di Brescia, è qui che sarà la prima delle due tappe che la storica band giapponese terrà nel nostro Bel Paese (la seconda sarà a Prato). In loro compagnia ci saranno i My Own Ghost, mentre non saranno della partita i previsti Double Crush Syndrome che, a causa di un improvviso malessere di uno dei componenti, hanno dato forfait all’ultimo momento.

My Own Ghost
Proviene dal Lussemburgo la band che in questo tour europeo ha l’onore di aprire le date dei Loudness: sono i My Own Ghost. Caratterizzati dalla presenza femminile della cantante Julie Rodesch, il gruppo propone un rock/pop tendente alla new wave elettronica, che mai si avventura in territori più prettamente metal, facendo uso a dismisura di basi ed effetti pre-registrati e puntando molto sulla bella voce della giovane Julie. In effetti la sua vocalità è il fiore all’occhiello di questa band e ben si confà con il loro sound, ma tutto si ferma li. Non c’e dubbio che i My Own Ghost abbiano imparato bene la lezione di altri loro illustri “colleghi”, fanno il loro dovere senza infamia e senza lode, ma personalmente sarò sempre a favore delle serate a tema e loro, in un contesto come questo, erano decisamente fuori luogo. Ma ormai, purtroppo, tutto tende ad essere globalizzato, anche la musica e basta avere una chitarra elettrica per assistere alle famose “svolte metal” (non serve fare nomi). E poi sinceramente dover ascoltare un brano elettro/pop come “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode poco prima dei mitici Loudness, sinceramente lascia un po’ allibiti: negli anni ’80 in un concerto metal non sarebbe mai accaduto, c’era guerra aperta tra paninari e metallari! Qualcuno potrà obiettare che anche i Gamma Ray abbiano, a suo tempo, riproposto un brano dei Pet Shop Boys (“It’s A Sin”), ma con un arrangiamento decisamente più heavy, in questo caso la linea melodica ricalcava troppo le armonie originali e qualcuno (non solo io) ha storto parecchio il naso. Chiudono con l’unico brano degno di nota, “Intoxicated”, che in ogni caso però non ha risollevato il già scarso livello di coinvolgimento. Not metal, not for me!
Forse sarebbe stato preferibile mettere anche qui i grandiosi Ancillotti come nella data successiva a Prato.

Setlist: “Crimson Ground” – “Lost” – “Waiting In The Wings” – “Enjoy The Silence” (Depeche Mode cover) – “Broken Mirror” – “Born In Fire” – “Beautiful Mistake” – “Mute” – “Crystal Ball” – “Intoxicated”

MY OWN GHOST lineup:
Julie Rodesch – Vocals
Fred Brever – Guitar
David Soppelsa – Guitar
Joe May – Bass
Michael Stein – Drums
——————————————–

Loudness
Archiviata la pratica “fantasma” è il momento di fare sul serio e dare il via al concerto vero e proprio: dal paese del sol levante arrivano i Loudness. E’ veramente un’emozione forte essere al cospetto di una band che seguo dal 1982, ma che non ho mai avuto modo di vedere in sede live. Ed ora, grazie alla Eagle Booking e al Circolo Colony, si realizza il sogno di una vita per tutti coloro rimasti sempre affascinati dalla band nipponica. Accolti dagli applausi di ovazione dei tanti presenti che nel frattempo hanno raggiunto il Colony, eccoli finalmente arrivare dal lontano Est pronti a “tuonare” su di noi. E’ “Crazy Night” il brano con cui aprono il concerto, il suo inconfondibile riff fa esplodere tutto il nostro entusiasmo, anche se per la verità qualcosa durante l’esecuzione, a livello di mixer, sembra non essere perfettamente bilanciato, tant’è che sia da una parte Akira Takasaki (chitarra), che sul lato opposto Masayoshi Yamashita (basso), danno direttive in tal senso. Ma niente paura, è solo un piccolo assestamento, perché subito dopo con ”Like Hell” la perfetta macchina giapponese comincia la sua trionfale marcia con una serie di brani epocali che, a chi li ha vissuti proprio in quegli anni come il sottoscritto, possono far scappare una lacrimuccia. Minoru Niihara (voce) cerca di spiccicare qualche ringraziamento in italiano, a dispetto del suo fisico minuto giganteggia sulla scena e da grande frontman, con la sua voce particolarmente ruvida (che è sempre stata una caratteristica positiva del loro sound), ci coinvolge e ci fa cantare insieme a lui brani come la massiccia e cadenzata “Heavy Chains”, trasportandoci poi nel nuovo corso dei rinati Loudness con pezzi della più recente produzione come “The Stronger” o “The Sun Will Rise Again”, facendoci poi tornare ai loro albori con “Street Woman”: emozioni a non finire. E su ogni canzone c’e, ovviamente, il sigillo regale di Akira. Il chitarrista mette in mostra tutta la sua bravura con una naturalezza disarmante, strapazza il suo strumento, prima lo accarezza e poi lo maltratta, estraendo dalle sue corde milioni di note a profusione e mandandoci in visibilio con i suoi funambolici assoli: superlativo! Non da meno è il grandissimo lavoro di Masayoshi che con il suo basso tesse una tela sonora con centinaia di ricami che nemmeno Penelope avrebbe saputo creare nei dieci anni di attesa.
Poi ancora la fantastica “Black Star Oblivion”, la più sbarazzina “Let It Go” e la suggestiva “So Lonely”, cantata incessantemente in coro da tutto il pubblico ad accompagnare la straordinaria ed intensa interpretazione di Minoru. “In The Mirror” fa invece da preludio all’imponente assolo del “samurai” Masayuki Suzuki che non usa le bacchette per mangiare il Sushi, ma per colpire con tutta la sua potenza i malcapitati tamburi della sua batteria.
E per salutarci il divino Akira sale nuovamente in cattedra e ci stupisce con l’acrobatico assolo di “Exploder”, intro alla velocissima “Esper”, sostenuta dal ritmo vertiginoso della batteria di Suzuki che, al pari della omonima casa motociclistica, ci trascina nel vortice della loro accelerazione sonora.
Richiamati dai nostri cori tornano in scena per il bis finale con “Crazy Doctor” e poi con la devastante “S.D.I.” che, nel tripudio generale, conclude il loro micidiale attacco kamikaze al Colony. Ai Loudness, per tutte le emozioni che ci hanno fatto rivivere questa sera con la loro musica, possiamo solo dire: “Domo Arigato”.

Setlist: “Crazy Nights” – “Like Hell” – “Heavy Chains” – “The Stronger” – “The Sun Will Rise Again” – “Street Woman” – “Black Star Oblivion” – “Let It Go” – “So Lonely” – “Clockwork Toy” – “In The Mirror” – “Exploder / Esper” – “Crazy Doctor” – “S.D.I.”

LOUDNESS lineup:
Akira Takasaki – Guitar
Minoru Niihara – Vocal
Masayoshi Yamashita – Bass
Masayuki Suzuki – Drums

report: Rockberto Manenti