Alleanza fra doom e symphonic black alla Arcturus

ARCTURUS + STORMLORD + MISANTROPUS + CHRONIC HANGOVER
live @ Planet, Roma
– venerdì 26 giugno 2015 –

LIVE REPORT •
Un inarrestabile conteggio alla rovescia per cospicue 4 ore di musica senza alcun limite di genere. Al Planet di Roma si passa da un heavy rock old school ad un doom metal strumentale e progressivo, per poi magicamente ritrovarsi avvolti da un arcano ed esoterico symphonic black/power metal, introducente quello che può considerarsi un misterioso avant-garde black metal sinfonico, intriso di un’infinità di sfaccettature, che si cercherà di ritrasformare quanto più possibile nella loro completezza nero su bianco. Dunque cari lettori, che le danze si aprano: fate entrare Arcturus e colleghi protagonisti!

Chronic Hangover
Nati nel recente 2014 con un demo di tre pezzi “Logicamente il Signore ci punirà per questo”, questi ragazzi la sanno lunga in materia di open act, per un pubblico in trepidante attesa degli headliner della serata. Oltre ad eseguire molto discretamente i pezzi dal demo, si cimentano a colpi di doom metal anche in alcuni inediti per niente pessimi. Inoltre, è la caratteristica voce di Jacopo a fare la differenza sul palco, in quanto richiami palesemente al buon vecchio heavy rock 80’s, che si posa abbastanza bene sullo stile assunto da riff di chitarra impostati su un doom metal che vorrebbe avvicinarsi allo stoner, ma senza abbracciarne le basi. Nel complesso, un buon open ricco di momenti epici e qualche headbang dal pit non poteva non mancare.

Setlist: “Vitu Perio” “Sociopatia” “Tossine” “Alamut 2112” “Villa Triste”

CHRONIC HANGOVER lineup:
Jacopo – Vocals
“Rutto” – Bass
“Charlo” – Drums
Mattia – Guitar
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Misantropus
Seconda band di apertura, in chiave strumentale, sono i Misantropus di Latina, in attività dai tardi anni ’90. La band conta ben 5 full-length, un demo e un EP, fra cui il loro ultimo “The Gnomes”, uscito esattamente il 22 giugno del 2015 per la nostrana label Minotauro Records. Come sempre ad ogni loro concerto e, probabilmente senza la preoccupazione di avere un microfono in formazione, si fanno ben sentire in un’esecuzione che a tratti risulta rilassare e a tratti invece è più energica ed esplicita, con un doom strumentale molto vario. Infatti, li si può osservare addentrarsi in una “foresta psichedelica” oscura e irta di rovi, per poi vedere la “luce” attraverso un doom deviante fra heavy rock, progressive metal e talvolta aperto al post-metal. I brani eseguiti si compongono di pescaggi di quasi tutti i brani del nuovo album, con qualche aggiunta di alcune vecchie tracce dai loro precedenti dischi. Il pubblico in alcuni momenti presenziava e seguiva il loop dei tre “Misantropus”, altre volte preferiva considerarli come una semplice buona atmosfera da accompagnare ad altisonanti brindisi con birra, lontani dal pit.

Setlist: ”Sun” “Water” “The Deluge” “Wind” “Witch Cult (Animals Pact)”

MISANTROPUS lineup:
Vincenzo Sanniti – Bass
Andrea Vozza – Drums
Alessio Sanniti – Guitars
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Stormlord
Il terzo open act lo si deve agli Stormlord, fra i più famosi gruppi symphonic black metal italiani, assieme a Graveworm, Opera IX e Theatres des Vampires. Gli Stormlord nascono a Roma nel 1991, con formazione death metal capeggiata dal fondatore Cristiano Borchi. In seguito, col primo full-length “Supreme Art of War”, il gruppo modifica line-up e cambia stile, buttandosi su un atmospheric black metal sinfonico, con tinteggiature ora power, ora epic, tipiche di tutta la loro produzione fino al loro ultimo “Hesperia”, del 2013. Il live al Planet si concentra sulla sua penultima produzione, quale appunto “Mare Nostrum”, attualmente in ristampa. Tuttavia, qualche pescaggio da “Hesperia” e “The Gorgon Cult” è stato fatto, come l’ottimamente eseguita “Dance Of Hecate”. Live che non poteva che coinvolgere l’intera presenza all’interno del locale, ammaliato specialmente da un ingresso su palco decisamente all’insegna del pagano e, allo stesso tempo, esotico, con la presentazione di maschere richiamanti il mitologico, caratteristica presente specialmente nei testi delle loro canzoni, e l’accesso della valletta – una costante nei concerti degli Stormlord – che presenta al pubblico uno scudo dorato luminoso e cangiante, grazie al gioco di luci creato dai riflettori su di esso. Di certo, l’associazione di un’introduzione di questo tipo ad uno scheletro symphonic black continuativo lascia alquanto intendere un forte e sempre più progressivo miglioramento qualitativo del complesso Stormlord, vedendo un Cristiano Borchi al pieno delle sue energie, insieme ai suoi compagni addetti alla strumentazione, ugualmente energici nonostante alcuni problemi tecnici (si vocifera che Cristiano abbia accidentalmente urtato contro la strumentazione wi-fi del chitarrista Gianpaolo, mandandogli “in coma” il suo strumento poco prima del termine del suo concerto), nonché dal mitico batterista di fiducia David Folchitto (Screaming Banshee, Arkana Code, Mesosphera, Skull Daze e chi più ne ha più ne metta!), sempre divertito allo stare dietro le pelli di un gruppo che di storia certo ne ha fatta e continuerà a farne. Cosa aggiungere? Una performance sinfonica delle migliori non poteva verificarsi: buon audio dalle casse, poche sviste tecniche e davvero molta energia.

Setlist: “Aeneas” – “Dance Of Hecate” – “Motherland” – “Legacy Of The Snake” – “Mare Nostrum” – “My Lost Empire” – “And The Wind Shall Scream My Name”

STORMLORD lineup:
Cristiano Borchi – Vocals
Francesco Bucci – Bass
David Folchitto – Drums
Gianpaolo Caprino – Guitars
Andrea Angelini – Guitars
Riccardo Studer – Keyboards
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Arcturus
Chiaramente, come si evince dai capoversi precedenti, si è quasi inteso solo scherzare, poiché in realtà è l’arrivo dei veri protagonisti della serata a far calare un silenzio improvviso dalla playlist d’intrattenimento e il buio in sala, atto determinante l’ingresso dei norreni Arcturus: Skoll, Sverd, Hellhammer e Knut Magne Valle fanno strada ad un bardato ICS Vortex (Borknagar, Lamented Souls, ex-Dimmu Borgir), accolti da un roboante applauso che precede l’attacco iniziale della loro celebre traccia “Evacuation Code Deciphered”. Fin dall’inizio gli Arcturus dimostrano di voler dare il meglio, presentando il nuovo album, “Arcturian”, uscito nel 2015 con Indie Recordings. A differenza dei dischi, in questa performance Vortex dimostra di avere una voce altrettanto superiore alla qualità da aspettarsi, sorteggiando tracce da “The Sham Mirrors”, come le prime tre, pezzi nuovi come “Alone”, “Arcturian Sign” o “Crashland”, e vecchi inni di battaglia originariamente attribuite ai precedenti vocalist, Garm e Øyvind Hægeland, come l’inaspettata “The Chaos Path”, tratta da “La Masquerade Infernale” o la famigerata “Raudt Og Svart”, tratta da “Aspera Hiems Symfonia”, pogata e “headbangata” da tutti. In sostanza, i norvegesi Arcturus tengono una cospicua oretta e qualche minuto di concerto quasi sfiorando processi di perfezione, acclamata e applaudita meritevolmente da tutti i presenti, a partire dalle prime alle ultime file. Insomma, quello che ogni nuovo blackster e vecchio metalhead vorrebbe sentire di psichedelico unito ad un black metal sinfonico si compone assieme a tutto l’intessuto musicale dal vivo degli Arcturus, che fanno risuonare un Planet inspiegabilmente all’insegna di buone equalizzazioni per ciascun gruppo, a partire dal primo open. Del resto, ad organizzazione e direzione artistica molto buone corrispondono una serie di live altrettanto buoni per definizione. Per una volta, Roma vede un’alleanza fra doom e symphonic black.

Setlist: “Evacuation Code Deciphered” – “Nightmare Heaven” – “Painting My Horror” – “Arcturian Sign” – “The Code” – “Alone” – “The Chaos Path” – “Crashland” – “Hibernation Sickness” – “Master Of Disguise” – “Raudt Og Svart” – “Shipwrecked Frontier Pioneer “ – “Angst”

ARCTURUS lineup:
Hellhammer – Drums
Sverd – Keyboards
Skoll – Bass
Knut Magne Valle – Guitars
ICS Vortex – Vocals

report e foto: Yuri “Enlightened Alchemist” Fronteddu