THE HALO EFFECT: Segui il tuo istinto!

THE HALO EFFECT: INTERVISTA ESCLUSIVA A MIKAEL STANNE •

Il melodic death metal è, da sempre, uno dei sottogeneri musicali più amati del panorama musicale mondiale. Esploso negli anni 90 grazie a band del calibro di In Flames, Dark Tranquillity e At The Gates, lo Swedish death metal, spesso etichettato anche come “goteborg sound”, nel corso del tempo ha incrementato la sua notorietà ed è stato un forte modello di riferimento per le future generazioni. Se, però, da una parte questo genere amatissimo ha influenzato i giovanissimi, ha anche fortemente ri-ispirato proprio chi ha dato vita a questo movimento: dall’unione e dalla forte amicizia nata tra Mikael Stanne (Dark Tranquillity, Grand Cadaver), Niclas Engelin (In Flames), Peter Iwers (In Flames), Jesper Strömblad (In Flames) e Daniel Svensson (In Flames), nasce un nuovo progetto, The Halo Effect, band che in parte omaggia le proprie radici swedish metal degli anni 90, ma che al contempo propone un genere fresco e decisamente intrigante. In occasione dell’imminente uscita del primo album della super band scandinava, Metalforce.it ha intervistato per voi il frontman della band, Mikael Stanne!

Ciao Mikael e benvenuto! Come sempre, è un piacere ritrovarti! Come stai?
MIKAEL- 
Fantastico! Sto molto bene, sarà una lunga giornata di interviste, ma è una bella cosa!

Oggi siamo qui per parlare di The Halo Effect! Devo dire che quando ho letto l’annuncio della formazione, ho tirato un urlo perché, parliamoci chiaro, la band è prevalentemente formata dai maggiori esponenti della scena di Goteborg. Se non erro, so che già si mormorava qualcosa negli anni 90, quando Niclas ti aveva proposto di fare qualcosa insieme… ma come è nata l’idea, quindi, di formare questa band nata tra amici, per così dire? Sentivate l’esigenza di fare qualcosa insieme o di avere un’ulteriore valvola di sfogo in musica?
MIKAEL
Sai, si tratta dal classico cliché. Esci con i tuoi amici o musicisti o chicchessia, bevi un paio di birre e ti ritrovi a dire: “Hey, sarebbe bello formare una band o fare musica insieme, dare vita ad un progetto”. La cosa poi non si è mai concretizzata, perché nessuno ne aveva il tempo, tutti lo consideravano un impegno a tempo pieno… Nel corso degli anni, io e Niclas ne abbiamo parlato e so che lui scrive costantemente musica, per cui mi dicevo: “Sì, sarebbe fico”, ma non ne venivamo mai a capo. La prima volta che ci siamo incontrati è stato nei primi anni ’90, anche ora scherziamo in merito al fatto che avremmo potuto fondare questa band nel 1992, 30 anni fa e questa sarebbe stata una possibilità distinta, perché è così che tutti noi siamo diventati amici e abbiamo iniziato ad uscire insieme, a fare musica, ma è stato solamente nel 2019 che il tutto si è concretizzato in seguito ad una richiesta di Niclas. Mi ha detto: “Hey, dovremmo fare qualcosa insieme, sai ho alcune canzoni in testa, per cui…”, gli ho risposto: “Grande, inviami qualcosa!”, ho dato un ascolto ai brani e suonavano in maniera favolosa, per cui ho registrato le voci e mi sono lasciato trasportare dalle emozioni che provavo in quel momento. Mi è sembrata una cosa interessante, ricordo che poi Peter mi disse: “Hey, posso unirmi a voi?”, a cui si è susseguito poi anche Daniel e, ovviamente, abbiamo anche reclutato Jesper. Questa è un po’ la nostra storia e accadeva nel 2019, io ero nel bel mezzo del processo di registrazione dell’ultimo album dei Dark Tranquillity, ero davvero impegnato, ma allo stesso tempo, non potevo ignorare la cosa, perché i brani erano folli e ovviamente volevo fare qualcosa insieme a Peter, Daniel e Jesper e senza di me non sarebbe stata la stessa cosa! Senza pensarci troppo, ho detto: “Ok, facciamo qualcosa di più. Sono in modalità creativa, possiamo registrare qualche brano e cose così, ma lo faremo non appena avrò terminato le registrazioni di “Moment”, perché poi sarò in tour”. Questo avveniva a Febbraio del 2020, l’album è stato completato intorno ad Aprile o qualcosa del genere, ho detto ai ragazzi: “Ok, sono libero. Possiamo fare le cose in maniera più seria” e così abbiamo fatto! Abbiamo iniziato ad uscire insieme e a recarci in studio, abbiamo iniziato a comporre i brani, registrare le demo e cercare di capire quale direzione prendere, il che è stato molto facile! È iniziata come una cosa divertente e lo è ancora, seppur ora sia diventata una cosa più seria, ovviamente! Ho apprezzato l’esperienza di questo progetto, perché a causa della pandemia, tutti quanti noi avevamo tutto il tempo del mondo, giusto? Potevamo rimanere in studio per mesi e gustarci quel tempo libero utile ad ascoltare il materiale, sentire se andava bene o meno, per poi ritornarci su… abbiamo composto musica ed è stato veramente un lusso che raramente puoi avere, a causa dei limiti costanti imposti dal tempo, ma qui non ce ne erano… Ci siamo divertiti un sacco, sono incredibilmente orgoglioso di questo disco e di come è uscito. Sono eccitato e non vedo l’ora di farvelo ascoltare presto!

Il nome della band ha suscitato molto interessante da parte del pubblico; in effetti, ha diversi significati, tutti molto vari. Che cosa ci puoi dire in merito alla scelta?
MIKAEL – 
Già, ne avevamo parlato proprio agli inizi e ci siamo chiesti: “Come diavolo vorremmo chiamarci?”. Sai, io sono sempre, anzi, nel corso degli ultimi anni, almeno gli ultimi 20 anni o giù di lì, sono sempre stato ossessionato con le false credenze logiche e tutto lo spreco che ci portano ad auto ingannarci. A volte è difficile capire il perché si abbia un’opinione o perché si pensi ad una determinata cosa, ma dal momento in cui ci identifichiamo in quelle cose, possiamo capire come e perché lavoriamo in un certo modo e come percepiamo le cose. I The Halo Effect sono sempre stati una falsa credenza logica, dove tu vedi qualcosa o qualcuno, perché quell’individuo ha certe qualità che ti portano a pensare che, allora, tutti abbiano le stesse caratteristiche, solo per quello che indossano, per come si presentano agli altri o ciò che tu pensi loro possano fare… È un errore comune, è come se usassero la stessa pubblicità tutto il tempo, giusto? Perché hai a disposizione un attore famoso o una modella bellissima e pensi: “Mmh, quel ragazzo deve certamente saperne qualcosa di caffè” e arrivi a fidarti di quella persona, perché ti piace il mondo in cui appare agli altri o cose simili… Stavo pensando che, ovviamente, la band è formata da persone che molta gente appartenente alla scena death metal conosce, ma le stesse persone hanno aspettative di ciò che questa band potrebbe essere. Stiamo cercando di buttarci il passato alle spalle, per così dire, stiamo cercando di spostare l’argomento altrove, ma sai, riguarda comunque le aspettative, la gente prende tutto questo per ciò che è o per quello che non è. Sai, come succedeva nelle nostre precedenti band o cose simili, non puoi accettare tutto questo, fondamentalmente! Credo che probabilmente si riderà nella maggior parte dei casi, ma io sono molto contento!

Il prossimo 12 agosto uscirà il vostro album di debutto su Nuclear Blast. Come è nata questa collaborazione con l’etichetta e che sensazioni provi a far parte di questa grande famiglia, essendo la tua band madre, Dark Tranquillity, appartenenti ad un’altra grossa compagnia del settore?
MIKAEL –
Non è stato difficile, perché Jens Prüter, colui che ora gestisce Nuclear Blast, in passato era il responsabile di Century Media Records. Lo conosco da più di 20 anni, per cui quando è passato a Nuclear Blast, gli avevo detto: “Hey, questo è strano!” e lui ha detto che non lo era, poiché l’etichetta si era spostata a Berlino e lui non era pronto per traslocare. Ha detto: “Non mi sto trasferendo, ma inizierò da qualche altra parte”, ed è finito dentro Nuclear Blast. È stata la prima persona con la quale noi abbiamo parlato, perché lo conosco da così tanti anni, mi fido davvero di lui, è fantastico! Ci siamo detti: “Ok, ti manderemo una canzone e vediamo se potete essere interessati”. Abbiamo filmato il video di “Shadowminds”, abbiamo registrato la demo e gliel’abbiamo inviata. Il nostro manager era in videochat con lui, Jens stava ascoltando la canzone e poco dopo il primo ritornello, ci ha detto: “Si, vogliamo questa roba!”, per cui ci ha messo sotto contratto! Sono sempre sul pezzo, fondamentalmente, e nessuno su Nuclear ha ascoltato niente fino al completamento della demo, avvenuto un anno dopo, per cui è molto interessante. C’è molta fiducia, per cui per me è molto facile. I Dark Tranquillity sono ancora sotto Century Media, ma questa è Nuclear Blast, ci sono circa le stesse persone che conosco da sempre… Non potrei esserne più felice, è davvero fico, parliamo sempre delle stesse parole, la stessa attitudine di lavoro e musica… è stata la cosa più facile di sempre!

Finora avete presentato 4 singoli, “Shadowminds”, “Feel What I Believe”, “The Halo Effect” e “The Needless End”. Feedback? Come mai la scelta di presentare ben 4 singoli tratti dal disco?
MIKAEL – 
Vero! Il fatto di aver rilasciato così tanti singolo in un lasso di tempo così lungo è dovuto al fatto della produzione di vinili! Probabilmente lo avrai saputo, perché fondamentalmente è possibile stampare i vinili oggi, dal momento in cui le fabbriche lavorano più del necessario e ce ne sono solo poche in tutto il mondo e le stesse non hanno a disposizione il materiale di cui hanno bisogno, nello specifico quello che serve per produrre i vinili… Ci hanno chiesto: “Volete pubblicare il disco in gennaio in formato digitale e CD?”, abbiamo risposto di no, in quanto sia io che Niclas siamo dei veri fanatici del vinile ed è per questa ragione che vogliamo pubblicare un disco adeguato. Ci hanno detto: “beh, la cosa più semplice da fare è rimandare ad agosto”, ma questo ci veniva detto nell’agosto dello scorso anno, eravamo devastati. Ci siamo detti: “Ok, aspetteremo con l’annuncio”, ma loro hanno risposto che avrebbero optato per una campagna più lenta. Sai, io sono quel tipo di persona che vuole ascoltare un solo singolo tratto da un nuovo album di una nuova band che può piacere e poi mi dico: “Ok, questo brano è ottimo, lo comprerò il giorno dell’uscita”. Funziono così, non mi piace ascoltare più singolo, ma forse la gente fa questo genere di cose e ascolta qualsiasi cosa, non so, per me è stato frustrante, ma credo che sia stato interessante, perché ogni singolo ha ricevuto una sua accoglienza, abbiamo visto che il pubblico cresceva ad ogni pubblicazione, per cui questo è un ottimo fattore per conoscere una band molto prima che il disco esca fuori. Sono davvero elettrizzato ed è stato strano, perché abbiamo tenuto il nostro primo show tre settimane fa in Svezia, in occasione dello Sweden Rock Festival, dove abbiamo suonato per intero l’album e la gente conosceva solo i primi brani. Abbiamo suonato sul palco principale di fronte a 30 mila persone, chi lo fa? È stata la cosa più folle e strana di sempre, ma ha funzionato! È folle, ma finalmente il disco uscirà ad agosto e non vediamo l’ora di poterlo presentare veramente, così la gente riconoscerà i brani, ma come dicevo, è stato molto frustrante…

In molti hanno detto che the halo effect tentano di riportare in voga il melodic death metal tipicamente svedese degli anni 90, pur mantenendo quell’atmosfera moderna. Cosa ti senti di rispondere?
MIKAEL
– Credo che sia vero. Ne abbiamo parlato quando abbiamo dato via al progetto, quando abbiamo messo insieme le idee per le prime canzoni. Pensavamo: “Ok, giochiamo sulla nostra forza. Voglio sentire i riff di Niclas, mentre suona le cose pesanti che fa, voglio sentire le melodie di Jesper, voglio sentire il drumming possente di Daniel, il basso di Peter ed è tutto ciò che voglio”. Ne abbiamo parlato mentre eravamo in studio impegnati nella stesura, parlavamo di come fossero gli inizi degli anni ’90, dove tutto era nuovo e fresco e dove questa musica era molto “segreta”! Nessuno ne era a conoscenza e non c’erano conversazioni a tal proposito, noi cercavamo di capire come suonare musica e scrivere canzoni, questo genere di cose… Voglio dire, noi non volevamo essere una band retrò o suonare esattamente come tutto ciò che veniva fatto all’epoca, si tratta perlopiù di prendere quella eredità e quell orgoglio nel fare parte di qualcosa, dare questo tributo alla scena che c’è qui a Goteborg e fare qualcosa di nuovo, ovviamente! Non volevamo davvero cercare di cambiare troppo o risultare troppo diversi, fondamentalmente, volevo far sì che questo risultasse molto basilare e diretto, per cui la maggior parte dei brani sono stati scritti per risultare veloci, poiché ci pareva la cosa più giusta da fare. Ci conosciamo, dentro e fuori, ci fidiamo completamente l’un l’altra, se Niclas scrive qualcosa, sappiamo che suonerà in maniera favolosa e non ci sarà bisogno di nient’altro. È un processo molto fresco, poiché la differenza anche con i DT è che noi facciamo questo da 30 anni, in ogni album cerchiamo di reinventarci, cerchiamo di inventarci cose nuove che non abbiamo provato prima e cerchiamo nuovi modi per esprimerci. È un qualcosa che abbiamo sempre fatto, per cui possiamo farlo, sostanzialmente ci affidiamo al nostro istinto ed è una cosa incredibilmente interessante. È per questa ragione che il disco suona nel modo in cui suona, è il nostro istinto, se metti una chitarra e ciò che viene fuori è molto simile a ciò che propone Jesper o Niclas o Daniel, allora sai che sarà una cosa semplice!

Vorrei farti una domanda un po’ delicata, se posso permettermi! La band è nata solamente lo scorso anno, durante un periodo ancora molto incerto che si è susseguito ad un altro molto più tosto. Che impatto ha avuto il coronavirus su di te, come persona e musicista e le due rispettive band? Sia che per i DT che per gli Halo, che erano nati da poco, ha avuto un effetto importante, in quanto i dt erano in procinto di pubblicare “Moment” e non avete potuto presentarlo dal vivo, mentre con gli halo avevate iniziato la stesura dei brani che andranno poi a comporre “Days Of The Lost”
MIKAEL
Per quel che riguarda i Dark Tranquillity, è stato piuttosto frustrante. Eravamo incredibilmente orgogliosi del disco e volevamo andar là fuori a suonare, invece abbiamo dovuto tenere un concerto via streaming ed aspettare, vedere che tutti i nostri piani erano stati cancellati e la frustrazione era veramente palpabile. Siamo stati in grado di ricevere una concessione da parte del governo per pagare nuovi stipendi e tutte le cose correlate al lavoro, tutto questo genere di cose, per cui sotto il profilo finanziario era tutto ok, ma era ancora molto frustrante! Voglio dire, abbiamo avuto qualcosa come un anno di pausa, ma ha intaccato tutti quanti nella band in maniera differente… per quel che mi riguarda, io avevo già questo piano, era un qualcosa che volevo. All’improvviso, potevo concentrarmi su qualcos’altro. Qui in Svezia non abbiamo avuto nessun lockdown come quello che avete avuto voi in Italia o nella maggior parte del mondo, ma abbiamo cercato di prendercela con comodo. Fondamentalmente ero nello studio di registrazione dei Dark Tranquillity, ero qui con la mia famiglia, poi mi trovavo con i The Halo Effect per fare le registrazioni, poi ancora con i Grand Cadaver… per cui mi dividevo in tre studi, casa mia e il bar locale. È così che ho passato due anni. in termini di creatività, stavo scrivendo e cercando di finire le mie cose, è stato fantastico,  perché ovviamente non c’era niente all’orizzonte, ci si concentrava sul presente, cercando di tirarne fuori il meglio. Ovviamente, si è trattata di una situazione strana, sono riuscito a vedere i miei genitori e tutto quanto, ma è stato molto difficile, così come lo è stato per un sacco di musicisti, persino per i ragazzi della band, i quali dicevano: “Hey, non so, forse dovrei concentrarmi su qualcos’altro”. Perdi di vista le cose, poiché ti trovi distante da tutto e all’improvviso hai una prospettiva diversa, vedi le cose in maniera diversa! È ciò che  è successo ai due Anders (Jivarp e Iwers, ndr), hanno perso di vista la situazione e hanno preferito concentrarsi su altro, perché è così facile quando hai costantemente dei piani e vuoi portarli avanti! Credo che questo succeda anche nel mondo in un sacco di lavori: la gente continua a fare il proprio lavoro, poi si trova a non lavorare più e trovano qualcos’altro. Sono davvero lieto che sia tutto finito, potrei anche dire che abbiamo iniziato ad andare in tour in America a gennaio ed è stato un grosso rischio, perché non sapevo se i locali potessero riaprire. È stato strano, ma la gente era ansiosa di tornare fuori! È stato fantastico e anche per ciò che riguarda l’Europa, eravamo l’unica band ad essere in tour nel mese di Aprile, è stato incredibile vedere quanto fossimo eccitati nel tornare sul palco, visitare così tanti locali e tante città, essere la prima band non locale che suonava. Questo rischio ci ha ripagati e abbiamo avuto tantissimi concerti, abbiamo tenuto più di 90 concerti quest’anno, ce ne saranno molti altri, sarà un anno impegnativo! Sono davvero elettrizzato!

Ricollegandomi a quanto ti ho chiesto, volevo chiederti qualcosa in merito ai testi. Inizialmente pensavo che ‘Days Of The Lost’ si riferisse ad una sorta di sentimento comune che ha afflitto tutta l’umanità durante l’oscuro periodo di lockdown, ma pensandoci attentamente – e ti chiedo di correggermi laddove dicessi una castroneria – mi è sembrato che in qualche modo il disco rifletta in parte il vissuto di ognuno di voi. E’ così?
MIKAEL
Sì, diciamo di sì! Voglio dire, questo è ciò che rappresenta ciò che eravamo prima di ritrovarci e prima di riscoprirci con la musica. Tutti quanti noi proveniamo dalla stessa parte di Goteborg, dal sud della città, tutto quanto era più facile, ovviamente, e non dovevamo preoccuparci di niente, fondamentalmente. Andava tutto bene, ma allo stesso tempo, c’erano un sacco di aspettative da parte dei genitori, la scuola, tutto quanto, su come saremmo dovuti essere o come saremmo dovuti apparire e tutto quanto… Era noioso, non andavo d’accordo con nessun mio coetaneo, compagno di classe, non mi piaceva uscire con nessuno di loro. Volevo tornare da quel mio vecchio amico con il quale ho scoperto la musica! All’improvviso ci siamo ritrovati ad avere 15, 16 anni ed era la stessa cosa, ricordo di aver conosciuto Peter che, all’epoca, era poco più giovane di me, l’ho conosciuto tramite suo fratello Anders e ricordo anche Daniel, anch’egli più giovane, perché era nella stessa classe di mio fratello. Me lo ricordo come un ragazzo strano e ricordo che gli parlavo e gli prestavo qualche disco per introdurlo al metal. Si potrebbe dire che eravamo tutti degli outsiders, forse non troppo strani, ma erano gli anni 90! Nessuno sapeva che cosa fosse l’extreme metal, per cui per noi era strano quando io e Thomas Lindberg degli At The Gates ci ritrovavamo insieme ai ragazzi dei Dark Tranquillity! Tutti quanti indossavano giacche di pelle, avevano i capelli lunghi, bevevano birra, per cui era strano aspettare di trovare una direzione nella vita, ma è ciò che è successo. All’improvviso avevi uno scopo, avevi un significato, sentivi qualcosa, ti sentivi parte di qualcosa e tutto questo si è concretizzato nella vita! Fondamentalmente era come se avessimo perso qualcosa prima e poi avessi ritrovato qualcosa che ci ha riunito, è stato il nostro tessuto connettivo che ci ha tenuti uniti tutti questi anni. È fantastico, tutti i miei amici che ho conosciuto all’epoca grazie alla musica, è stato incredibile e, ovviamente, si tratta di come ti senti perso una volta che entri a far parte di questa bolla, far parte di una band, andare costantemente in tour, essere creativi, suonare dal vivo… È facile perdersi! Ci siamo passati tutti, in un modo o nell’altro, per cui credo che abbia senso, perché tutti quanti ci siamo passati da quando ci siamo incontrati!

È di ieri la notizia che ha annunciato la partecipazione dei DT in supporto al tour europeo degli Amorphis ed Eluveitie a novembre. Circa nello stesso periodo avrai anche un tour con gli Amon Amarth insieme ai The Halo Effect. Come concilierai gli impegni delle rispettive band?
MIKAEL
E’ il giusto modo per far partire questa band, voglio dire sarà un tour fantastico quello che ci vedrà con Amon Amarth e Machine Head a settembre e a ottobre, in posti enormi. Ci divertiremo un sacco con i nostri buoni amici, sarà perfetto! Abbiamo avuto un solo show circa tre settimane fa qui in Svezia e so che era il primo concerto, ma per noi è stato incredibile salire e suonare questi brani per la prima volta insieme. Non vedo veramente l’ora, avremo anche un altro paio di concerti questa estate ma quel tour sarà grandioso! Successivamente tornerò a casa poi intraprenderò un nuovo tour con i miei amici finlandesi Amorphis e con gli Eluveitie, anche questo sarà fantastico! Questo autunno sarà incredibile e frustrante, perché ci saranno così tanti concerti ovunque, sarò in grade di gestirli tutti, per cui noi la immaginiamo come se facessimo parte di un pacchetto super fico, sarà fantastico! È quel genere di tour che non vorresti mai perdere e la stessa cosa vale per quello con gli Amon Amarth! Sarà tosta per me, perché farò qualcosa come 165 concerti in un anno ed è più di quello che ho mai avuto, sarà divertente!