Six Strings Killers – episode X: Matteo Brigo

INTERVISTA ESCLUSIVA A MATTEO BRIGO •

Dopo aver speso fiumi di parole (come direbbero I “Jalisse”) riguardo ai due dischi solisti di Matteo andiamo finalmente a scambiare due chiacchiere con questo chitarrista tanto bravo quanto folle, per quanto riguarda gli album potete trovare le mie recensioni su questa illustre webzine, per tutte le curiosità invece potete leggere qua sotto. Definiamo a grandi lineee Matteo uno shredder pirotecnico dotato di una tecnica notevole, con diverse frecce al proprio arco: legatore satrianesco, utilizzatore dive bomb van haleniani, sempre alla ricerca del colpo ad effetto, non disdegna mai la ricerca della melodia. Dotato di un sense of humour unico e di una visione a 360 gradi della musica consiglio a tutti per l’ennesima volta l’ascolto dei dischi dello scienziato pazzo della sei corde! Buona lettura!

Ciao Matteo, benvenuto su Six Strings Killers e Metalforce, due dischi strumentali in poco più di due anni, un bel risultato non trovi?
MATTEO – Ciao a tutti e grazissime per questa intervista! Si, super davvero! A dire il vero fare il primo disco, “It Works!”, mi ha gasato così tanto che, pochi mesi dopo la release, avevo già preparato le demo con i nuovi pezzi. Da qui è partita la lavorazione per il nuovo “80’s Movies” che dai miei ricordi appare piuttosto lunga anche se alla fine non lo è stata così tanto. L’obiettivo era comunque mantenere al primo posto la qualità quindi mi sono preso il giusto tempo per seguire con calma tutti i processi legati al nuovo album. E credo sia venuto davvero bene!

Allora ti ho definito lo scienziato pazzo della sei corde, oltre a una tecnica strepitosa possiedi un notevole sense of humor e una concezione molto particolare anche a livello “visivo” di come concepire un album strumentale, iniziamo da qui e raccontami qualcosa…
MATTEO – Beh… grazie mille innanzitutto! Tutto questo è un po’ frutto delle mie passioni extra-musicali che alla fin fine non sono poi così tante ma abbastanza compatibili tra loro. Ho sempre amato leggere libri di fantascienza e fantasy, stesso discorso per il cinema, anche se negli ultimi anni non riesco più a trovare film all’altezza e spesso rimango imprigionato in un loop di 80’s Movies. Ho anche un forte legame con i videogiochi di una volta. Quello che oggi viene chiamato retrogaming. Non so praticamente nulla dei videogiochi di oggi ma potrei stare ore a giocare ai vecchi videogame dei primi anni ’90. Mischiando questi elementi in un unico pentolone musicale il tutto è venuto da sé. In testa mi si è creato questo mondo divertente, buffo, colorato dalle musichette irresistibili e il desiderio è stato quello di esternarlo in un disco super-explosion-shred.

Il tuo primo disco era concettualmente incentrato sulla science fiction e i b-movies stile anni 70/80, con il nuovo lavoro hai in un qualche modo creato il tuo tributo alle colonne sonore dei migliori/peggiori film e serie tv degli strepitosi anni ’80, anche se sembra strano parlare di tematiche su un disco strumentale raccontami qualcosa al riguardo…
MATTEO – Sì, il fatto che il disco sia strumentale spesso limita molto l’aspetto delle tematiche perché difficilmente possono essere analizzate nel loro habitat naturale, il testo. Ecco quindi l’idea di considerare il disco come una colonna sonora di una storia. In questo modo i brani acquistano un senso più nobile e si incastrano tra loro in un mosaico diventando una sorta di magico portale per un mondo nuovo. Nel caso del primo disco, “It Works!”, ho cercato di creare un’atmosfera che potesse essere adatta a introdurre i personaggi, una presentazione generale. Con “80’s Movies” ho invece cercato subito l’azione e l’adrenalina, una corsa alle 88 miglia orarie! (notare la citazione colta a proposito di 80’s movies… ndr) E’ anche un modo per rendere più sbarazzino e interessante il disco anche da un punto di vista di impatto e significato sennò tutto si riduce a una persona sbruffona ed egocentrica che suona velocemente cose difficili e, nonostante gran parte dei miei ascolti si basi su questo tipo di attitudine, ho cercato di fare qualcosa di differente.

Iniziamo con le domande di rito: come hai iniziato a suonare, influenze varie e solite cazzate per presentarti agli ignavi che non ti conoscono…
MATTEO – Ho iniziato a suonare abbastanza per caso a 11 anni e fin da subito il prendere la chitarra e suonare mi “dava belle sensazioni”. Per quanto riguarda le influenze pur essendo sempre stato “metallaro” cerco sempre di arricchire il mio bagaglio di ascolti e interessi con nuove idee provenienti da altri generi. Ho notato però che, per quanto mi sforzi, alla fine ricasco sempre nell’hard rock/heavy metal più classico, diciamo fine anni ’80 inizio ’90. Ho militato per diversi anni nella band Maieutica che proponeva un mix tra progressive rock/metal e alternative cantato in italiano. Ora sono totalmente concentrato su questo bellissimo ed imperdibile progetto solista.

Altra domanda di rito: strumentazione? Vedo che sei un fedelissimo utilizzatore delle chitarre Manne…
MATTEO – Esatto! Ho la fortuna/sfortuna di non essere un grosso maniaco della strumentazione. Mi basta una chitarra che risponda alle mie esigenze e un ampli esplosivo… ed è fatta. Poi giusto un tocco di delay/riverbero per rendere il suono più tridimensionale e siamo davvero pronti alla battaglia! Manne l’ho conosciuto perché siamo relativamente vicini, diciamo che mi ci sono imbattuto, mi sono piaciute moltissimo le sue chitarre così me ne sono fatta fare una che rispondesse alle mie esigenze e con quella mi ci trovo alla grandissima, una bomba! Tutto l’album è stato registrato con la Manne tranne alcune ritmiche in pulito, registrate con una classica Stratocaster. Per l’amplificazione sono stati usati due aerei! Un VHT Pitbull ultralead e un Frog Hitman (registrati in studio da Alex De Rosso quindi microfonati e tutto, senza sotterfugi digitali).

Una chicca che noto sui tuoi dischi è la collaborazione con Alex De Rosso, uno dei primi virtuosi italiani in ambito hard rock…
MATTEO – Essendo entrambi di Padova conosco da “fan” Alex da molti anni come musicista e fin da quando ero ragazzo mi ha influenzato molto per essere un chitarrista formidabile. Consiglio a tutti di ascoltarsi i suoi dischi e soprattutto di vederlo live perché non ha nulla da invidiare ai più grandi! Quello che fino a 5-6 anni fa non sapevo è che Alex è anche un fonico incredibile e che ha un piccolo studio nel quale ho poi registrato prima due dischi con i Maieutica, la mia band di allora, poi i miei due dischi solisti. So che quello che dico può sembrare una sviolinata nei suoi confronti ma sono molto sincero in questo. Per me è stata la persona giusta al momento giusto perché viene proprio dall’ambiente che volevo rievocare con la mia musica. Poi essendo entrambi chitarristi e avendo un background di ascolti abbastanza simile abbiamo trovato all’istante la giusta sintonia. Oltre che una persona splendida con il quale lavorare è un piacere ha anche un gusto musicale pazzesco e sono sicuro che “It Works!” e “80’s Movies” non sarebbero suonati così eccezionali senza i suoi consigli e la sua bravura al banco del mixer (senza contare i suoni di chitarra).

In un mondo fatto di chitarre più o meno accordate, spesso stonate e comunque molto minimali, quanto spazio pensi che possa ricevere il tuo chitarrismo molto pirotecnico e spettacolare?
MATTEO – Beh… io parlo un po’ per la mia nicchia… So che oggigiorno furoreggia uno stile chitarristico molto minimale e volutamente sbagliato o forse sbagliato e basta… non ho mai capito del tutto la differenza ma non ho le competenze per fare da giudice. Preferisco far parlare la musica e, se quello che faccio piace, abbiamo vinto tutti! Io sento una grande mancanza di chitarristi pirotecnici e spettacolari… il mio cuore è rimasto a quando i giovani chitarristi avevano una quadrichitarra (caro Matteo ho avuto la fortuna di prenbere in mano quello che rimane della quadrichitarra di Michael Angeo Batio, ossia una semplice bi chitarra, che poi è la parte superiore della quadri rubata anni addietro, primo di uno show che ho avuto la fortuna di aprire, ndFrank), lo strumento a forma di cuore o suonavano con il trapano al posto del plettro. Ho sempre amato questo impatto scenico anche un po’ tamarro perché la musica è anche spettacolo e, se il tutto viene dosato con equilibrio, musica e spettacolo si rafforzano tra loro. Purtroppo vedo che, soprattutto nella chitarra più audace e tecnica, l’unico impatto scenico rimasto sembra dato dal numero delle corde in costante aumento… Credo che serva dare un po’ di movimento alla scena, personalmente cerco di fare la mia parte al meglio e spero che la cosa piaccia… altrimenti… pazienza! Perlomeno mi sono divertito!

Ovviamente oltre ai tuoi folli lavori da scienziato pazzo solista collabori in altri progetti musicali o di didattica… parlaci della tua vita artistica quando non bruci il metronomo a colpi di trentaduesimi legati a 200 bpm…
MATTEO – Attualmente il mio progetto solista è rimasto l’unico di musica inedita ancora attivo. Con i Maieutica abbiamo “congelato” la band a data destinarsi e per ora non abbiamo in programma di proseguire. Da qualche anno collaboro occasionalmente per i live dei Death Dies, un gruppo black/death metal nato dalle ceneri degli Evol, band storica nel settore. Personalmente non sono molto dentro al genere, ma la loro musica mi è subito piaciuta e anche a livello personale ci siamo trovati benissimo. Sarebbe bello provare a cimentarsi in qualcosa di nuovo assieme, vedremo se ci sarà occasione. Il resto del tempo lo spendo da un lato a livello didattico, facendo del mio meglio per insegnare full time l’arte della chitarra ai giovani virgulti di domani, dall’altro con diverse cover band locali. Un altro lavorone per nulla scontato riguarda l’organizzazione e realizzazione dei miei videoclip, attività davvero dura. Purtroppo non riesco a realizzare tanti videoclip quanto vorrei… anche perché solitamente tendo ad esagerare tra effetti speciali e lavori di post-produzione ficcandomi da solo in gineprai creati da me medesimo. Inizialmente mi pento di imbastire video così complessi e di difficile realizzazione, ma, guardandoli qualche mese dopo, tendo a dimenticare le ore e le imprecazioni passate in fase di montaggio e godermi il video nella sua strabordante abbondanza di elementi.

Visto che sei un personaggio “sui generis” (ovviamente in senso positivo) ti faccio una domanda del cazzo: abbina tre film/serie tv anni ’80 a tre ipotetiche canzoni che ti piacciono da utilizzare come colonna sonora… esempio: “Surfing With The Alien” come sigla di Magnum P.I. etc… etc…
MATTEO – Wow… questa è davvero dura da rispondere! Provo a rispondere rimanendo nel filone shred guitar associata a film anni ’80:
“I Would Love To” di Steve Vai come sigla di Star Trek: The Next Generation.
“One Big Rush” di Joe Satriani come colonna sonora di Terminator.
“Check it Out” di Vinnie Moore come colonna sonora dei Grosso Guaio a Chinatown.

Domanda più seria e abbastanza di rito su questa rivista: internet pro e contro per la musica.
MATTEO – Di base sono un vecchio dinosauro contrario a queste diavolerie elettroniche. Ricordo le quantità industriali di cd comprate nei magici anni ’90 come a un’era dorata… Purtroppo il disagio più grande lo sto vivendo da quando il mio vecchio stereo si è rotto ed ho cercato invano di sostituirlo con uno nuovo che si è rivelato ancora meno efficiente di quello fuori uso. Pare che il formato fisico non sia più supportato nemmeno per quanto riguarda i supporti di ascolto. Tragedie personali a parte, uso molto spesso YouTube per ascoltare nuovi dischi ed è davvero sorprendente la facilità con cui puoi scoprire meraviglie, generi, artisti, dischi che prima ti sarebbero costati bei soldoni (spesi anche per i dischi non piaciuti attraverso i quali avrei potuto scoprire quelli piaciuti). Ovviamente non potrei ascoltare tutta la musica che ascolto comprandola in formato fisico, non avrei nemmeno lo spazio dove mettere tutti questi dischi. D’altra parte ritengo sia ingiusto l’ascolto selvaggio che si fa oggigiorno nonostante abbia sempre amato i pirati! Entrando nel migliore dei mondi possibili bisognerebbe fare in modo che venga corrisposta agli artisti la propria percentuale in base agli ascolti… pare che già oggi con Spotify si faccia così ma siamo lontani anni-luce dal riconoscere economicamente a un artista il suo lavoro… dovrebbe esserci un sistema di ripartizione più onesto ma temo non ci sia, non ci sarà mai e probabilmente non c’era nemmeno ai tempi del cd o del vinile.

Andando in chiusura: gli ascolti di Matteo brigo al momento.
MATTEO – Qua ti sei ficcato in una brutta situazione… Temo che non sarò affatto breve… Solitamente i miei ascolti si orientano su tre fronti. Il primo formato da chitarristi e shred strumentale. Steve Vai, Malmsteen, Satriani, Friedman, Moore e simili li ascolto in maniera quasi continuativa. Un album di questo stile relativamente recente che davvero mi ha fatto impazzire è “Drift Stage, Vol. 1” di Myrone. Secondo fronte è formato dall’hard rock / AOR / Heavy Metal anni ’80/’90. Van Halen, Ratt, primi Extreme, Cacophony ecc… c’è davvero una montagna di materiale eccezionale prodotto in quel periodo e tantissime chicche ormai finite nel dimenticatoio o quasi… tipo i primi tre dischi degli Autograph o i Danger Danger. Due band mi hanno davvero segnato da un annetto a questa parte anche se sono molto distanti dai classici cliché dell’hard rock / heavy metal. I primi sono i Device, hanno fatto solo un album “22B3” che considero un capolavoro e che non riesco a smettere di ascoltare, gli altri sono gli Oingo Boingo, gruppo ancora più distante come genere ma davvero pazzesco! Il terzo fronte è composto da generi totalmente fuori dai miei ascolti abituali standard. Ad esempio in questo periodo mi sono fatto una compilation con diversi generi. C’è il rap (americano anni ’80), la musica hawaiana, lo swing, il folk piratesco, la musica medievale, la fusion anni ’80 (con tutti i suonetti elettronici). Di norma saltello da uno di questi tre fronti all’altro.

Manda un saluto ai nostri lettori!
MATTEO – Un super saluto a tutti i Six Strings Killers e ai Metalfortissimi alla lettura! Siate affamati e siate folli in questo decadente mondo musicale e vediamo di portare una bella botta di energia e dare una bella scossa al sistema! Sempre Turtle Power!