FLESHGOD APOCALYPSE: INTERVISTA ESCLUSIVA A FRANCESCO PAOLI •
Il 22 settembre 2018 è una data importantissima per la carriera dei Fleshgod Apocalypse. In tale data infatti è stato registrato il loro primo DVD live durante uno speciale show ad ingresso gratuito all’Afterlife di Perugia. Proprio in questa occasione abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con Francesco Paoli, chitarrista, voce e mastermind dei Fleshgod Apocalypse (nonché ex-batterista della band), proprio pochissime ore prima del fatidico show. Ecco cosa mi ha raccontato sul live, sul futuro DVD che ne verrà tratto e sul nuovo album della band, che sembra essere già a buon punto.
Ciao Francesco! Grazie per il tempo che stai dedicando a METALFORCE! Finalmente il grande giorno è arrivato! Come ci si sente?
FRANCESCO – Eh eh, è dura! Siamo in trepidante attesa, però siamo sicuri di aver fatto un buon lavoro di pre-produzione, quindi incrociamo le dita!
Com’è stata la preparazione di questo spettacolo, dall’inizio ad ora?
FRANCESCO – È stata una cosa complicatissima… innanzitutto abbiamo coinvolto cinque maestri, cinque professionisti, abbiamo scritto tutte le parti per loro. Poi i movimenti, le luci, la registrazione del DVD e tutti i problemi tecnici per la registrazione dell’audio e del video… poi c’è tantissima gente da coordinare, è stata una cosa molto impegnativa. Vediamo cosa succede stasera, io spero bene!
Sicuro andrà tutto bene. Il DVD quindi quando uscirà?
FRANCESCO – Il DVD si pensava di farlo uscire con un bonus del nuovo album. Però ancora non sappiamo né come né quando. Sappiamo solo che vogliamo farlo… poi se il materiale sarà sufficiente per un’uscita a parte, in futuro si potrà pensare di fare un’uscita singola dedicata al DVD. Altrimenti uscirà insieme al disco nuovo.
Quindi che sorprese ci saranno in questo spettacolo?
FRANCESCO – Innanzitutto il quintetto d’archi è una novità. Poi avremo tutta la produzione completa di “King” (album del 2016, n.d.r.), poi avremo luci, geyser eccetera. Poi abbiamo una setlist lunga… e anche la lineup nuova, questo conta! Nuova lineup, nuovo sound! E poi per me è la prima volta che parlo in italiano e presenterò i pezzi in italiano (ride, n.d.r.), sono più teso per quello che per altro! Avremmo voluto ospitare anche il ragazzo che ha suonato la chitarra classica, però poi c’è stato un problema di schedule e quindi non abbiamo potuto farlo… magari un’altra volta! Avremo questi cinque maestri e abbiamo impostato il concerto su questo. Ah, e abbiamo anche un pianoforte a coda!
Ci saranno contenuti speciali, oltre al live?
FRANCESCO – Sicuramente! Faremo un backstage… hanno girato tanto, anche oggi pomeriggio… purtroppo! (ride, n.d.r.) Abbiamo detto un sacco di cose che non si possono dire in tv!
Prima accennavi alla nuova line-up. Com’è stata l’integrazione di David (Folchitto, batterista n.d.r.) e Fabio (Bartoletti, chitarrista n.d.r.)?
FRANCESCO – Guarda, una cosa spettacolare! Un feeling, una chimica incredibile. Poi sono entrambi ottimi musicisti. David è leggendario, è come avere il Portnoy italiano, è incredibile. Fabio è il ragazzo più giovane, ma ha un talento infinito. Si sono integrati bene e le cose vanno benissimo, siamo tutti contenti. Fabio è stato portato dentro da Cristiano (Trionfera, ex-chitarrista n.d.r.) quando ha detto che voleva smettere con i live, quindi c’è stata molta continuità, è stata una cosa molto morbida, non c’è stata nessuna rottura.
Parlavi di un sound nuovo: la nuova line-up quanto ha influito sul sound?
FRANCESCO – Beh ora non suonando io la batteria la suona David e lui ha il suo suono, Fabio ha il suo approccio eccetera, poi oggi ci sono anche gli archi, quindi il mix è stato impostato anche su quello. Questo per quanto riguarda il sound di stasera! A livello di stile noi rimarremo sempre uguali. Del resto abbiamo sempre scritto io e Francesco (Ferrini, pianista n.d.r.), e anche il disco nuovo lo stiamo scrivendo insieme.
Quindi a che punto siete col disco nuovo?
FRANCESCO – Tra un po’ entriamo in studio! Abbiamo intenzione di far uscire il disco nuovo il prossimo anno.
Il processo compositivo è cambiato con il cambio di line-up?
FRANCESCO – È sempre stato questo! Sia Tommaso (Riccardi, ex-chitarrista e voce, n.d.r.) che Cristiano hanno sempre partecipato alla band ma non al songwriting né alla direzione artistica. Io mi sono sempre occupato della direzione artistica e del songwriting principale, poi quando è entrato Francesco abbiamo iniziato a scrivere insieme e abbiamo continuato. Quindi praticamente non è cambiato nulla a livello pratico per quanto riguarda il songwriting. Il cambiamento c’è stato a livello di live e di line-up, ci sono persone nuove e la gente si deve abituare, ma d’altronde si tratta di persone con un talento tale che non fanno rimpiangere i ragazzi di prima.
Quindi anche dei testi ti occupi tu?
FRANCESCO – Sì, me ne occupo principalmente io, però delle volte li abbiamo scritti tutti insieme, magari ne ho fatti di più io, ma poi ne ha scritto qualcuno Tommy, qualcuno Paolo (Rossi, bassista n.d.r.)… siamo sempre stati un po’ vaghi su queste cose, non gli abbiamo mai dato gran peso. Ora che c’è stato il cambio di line-up la gente si domanda se cambieranno le cose, se cambierà il suono, ma in realtà no. Cambierà perché noi cambiamo e facciamo sempre roba diversa, ma non cambierà l’approccio, perché quello rimane in mano a persone che già c’erano.
Mi incuriosiscono molto le citazioni in latino e in greco antico disseminate nei vostri testi: come le andate a pescare?
FRANCESCO – Spesso andiamo per argomenti, ma a volte sono più mirate, ad esempio quelle di “Labyrinth” (album del 2013, n.d.r.) sono direttamente collegate al mito. In altri casi abbiamo usato citazioni filosofiche, ad esempio ci sono punti di Cicerone che ci ricordavano le tematiche affrontate, poi sia io che il Ferro (Francesco Ferrini, n.d.r.) abbiamo fatto il liceo classico, quindi abbiamo questa specie di influenza.
Quali novità sonore possiamo aspettarci dal nuovo album?
FRANCESCO – Il disco nuovo è pesantissimo! Si è tornato a blastare come una volta! Con “King” abbiamo puntato ad una cosa più epica e meno tecnica, “Labyrinth” invece è stata la cosa più tecnica che abbiamo fatto fino a quel momento, e secondo noi era anche il punto più lontano a cui volevamo arrivare dal punto di vista dell’aspetto progressive della musica. Dopo “Labyrinth” abbiamo deciso di fare una cosa più descrittiva, più da colonna sonora, e così è venuto fuori “King”. Invece per il disco nuovo abbiamo usato un approccio più fresco, volevamo fare una cosa più ‘pumped’ come dicono gli americani, invece che una cosa epica o riflessiva. Il disco nuovo ha più impatto, ci sono più canzoni veloci, ci sono un sacco di parti con i blast beat, che in “King” ci sono di meno, e anche tantissimi riff di chitarra.
Definiresti i vostri album passati “concept album”? Ed anche il nuovo disco sarà un concept album?
FRANCESCO – Sì, assolutamente, sono tutti concept album, e abbiamo sempre lavorato così, già da “Oracles” (album del 2009, n.d.r.). Tutte le canzoni hanno un filo conduttore, e abbiamo sempre concepito ogni album come un’opera. Ogni album parla di un argomento, di un personaggio, di un aspetto dell’esistenza, di un atteggiamento, e la stessa cosa sarà per il prossimo album.
Cogli delle differenze tra la scena metal internazionale e quella italiana?
FRANCESCO – Sì, purtroppo in Italia c’è meno affluenza ai concerti metal, e tutte le band, italiane e non, soffrono della mancanza di affluenza, perché non c’è la cultura del metal in Italia. Però chi c’è, c’è veramente, c’è grande partecipazione, e c’è anche più qualità, anche se c’è meno volume. Però purtroppo al giorno d’oggi il volume serve, soprattutto per portare in Italia i grandi nomi, delle volte è normale che certi tour non passino da noi… alla fine i numeri e le presenze ai concerti sono troppo bassi.
Però voi due anni fa avete fatto un tour italiano con molte date ed è andato bene, no?
FRANCESCO – È andato molto bene! Però è sempre complicato fare una cosa del genere, perché la gente si muove solo nei weekend… mentre per un americano o per un tedesco la sera del concerto è la sera del concerto e il resto non conta, per un italiano conta ancora la pizza fuori, il locale è lontano, il gruppo invece che a Milano viene a Bergamo e allora sono stanco e non vado… ci lamentiamo un po’ troppo, però poi ci lamentiamo che la gente non viene a suonare. Non si può pretendere che la band venga a suonare all’ora che vuoi tu a casa tua.
Quindi pensi che il successo del vostro tour italiano sia legato al fatto che voi siete italiani? Non penso che molte altre band farebbero un tour di così tante date in Italia.
FRANCESCO – No, non penso sia questo il motivo. Ci riproveremo, perché penso che se insisti, la gente capisce che c’è un valore e c’è un motivo per venire a vederci. Non è solo la musica, è lo spettacolo nel complesso. Noi non offriamo solo la musica, quindi se uno vuole fare un’esperienza parecchio epica può venire ad un concerto nostro, anche se la musica in sé non è del suo stile preferito.
A livello di tour, quali sono i vostri piani futuri?
FRANCESCO – Adesso stiamo fermi perché registriamo il disco, poi l’anno prossimo ricominciamo e facciamo un tour americano, e poi facciamo il 70000 Tons of Metal, un festival in crociera nel quale faremo una specie di release party, un pre-listening della roba che registriamo, il disco uscirà più in là, e poi ci stiamo organizzando per diversi festival per l’anno prossimo.
Perfetto, l’intervista è finita. Grazie mille ed in bocca al lupo!
FRANCESCO – Grazie a te, crepi!